Un tragico equivoco
Data: 13/09/2021,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
Non avrei mai saputo spiegare come ci ero arrivata; venticinque anni, ben fatta, con un paio di gambe scultoree, un fondoschiena a mandolino che catturava gli occhi e l’ammirazione di tutti i maschi che incrociavo, un seno prorompente di quarta taglia, il viso da madonna rinascimentale, una bocca perfetta per succhiare uccelli, sposata da due anni con Alfredo, impiegato di banca di buon livello, mi trovai di colpo ad accettare le avance di un collega amministrativo nel cantiere dove lavoravo.
Non avevo niente da rimproverare a mio marito; il matrimonio mi aveva scatenato le invidie di tutto l’entourage e delle amiche d’infanzia, perché, sposandomi, avevo raggiunto una condizione economica florida, se non da ricchi, grazie al suo impegno nel lavoro, in vista anche di un figlio che programmavamo di avere entro cinque anni; a letto era molto attivo, spesso finanche scatenato, con una mazza da esposizione che tutte quelle che ci conoscevano mi invidiavano.
Era difficile, se non impossibile, capire che un inspiegabile prurito di vulva mi aveva portato per uno strano caso a valutare con interesse le oscene allusioni, le richieste neppure velate e le proposte che il collega mi faceva frequentemente; forte di una determinazione atavica, dopo il matrimonio, a restare fedele all’amore e al matrimonio, gli opposi resistenza prima determinata poi via via più debole e incerta, per certi discorsi disarmanti.
Rinaldo infatti passava ore a spiegarmi che l’adulterio era solo sesso; ...
... qualche copula fuori dal matrimonio, vissuta con la gioia di esprimere libertà da legacci anacronistici, poteva solo conferire sale ad un rapporto che rischiava la monotonia, il sapore stantio della ‘minestra riscaldata’, consentendo invece di spaziare nel mondo del piacere seguendo l’istinto e la voglia di libidine proibita; mi accorsi che, progressivamente, le mie difese si allentavano e cominciavo a guardarlo con desiderio.
Dopo una giornata particolarmente pesante, in un cantiere nuovo, accettai quasi senza pensare di farmi accompagnare in macchina da lui evitando le corse con due autobus in coincidenza per tornare a casa; sapevo, inconsciamente, a cosa mirava; e, altrettanto inconsciamente, avevo deciso di starci; non mi meravigliò la sosta che fece nell’ampio parcheggio di un centro commerciale, decisamente deserto e poco illuminato a quell’ora di sera.
Andò a fermarsi nel punto più lontano e discreto; spense il motore e si girò a baciarmi; ricambiai senza esitazione la carezza delle labbra morbide sulle mie e, quando infilò la lingua, ingaggiai con la mia un duello a cui ero abituata da un decennio circa e che Alfredo aveva perfezionato con la passione e l’amore di cui mi riempiva ogni volta che ci si presentava l’occasione per stringerci in abbracci voluttuosi e lussuriosi.
Le sue mani, che si infilarono nella camicetta e mi artigliarono il seno, mi esaltarono e mi sentii bagnare tra le cosce con intensa libidine; quando la bocca si appoggiò su un capezzolo e ...