Tua, per un solo istante
Data: 06/09/2021,
Categorie:
Etero
Autore: inception, Fonte: EroticiRacconti
«È quasi la tua».
Riaprii gli occhi destata dalla sua voce, e subito un brivido mi scosse.
Tesa, come una corda di violino mi irrigidii. Attesi, ma nessun’altra parola uscii da quelle maledette labbra. Dannate, perfette labbra che avevo immaginato troppe volte tra le cosce, in quell’ultima settimana.
Mi sentii travolgere all’improvviso dalla vergogna, non seppi che fare, sospirando in un gesto involontario guardai verso il finestrino. Le luci quasi accecanti all’interno del mezzo, in contrapposizione al buio che ormai era sceso su Torino, permettevano alla mia immagine di venir riflessa.
Mi scrutai per un breve istante, giusto il tempo per scorgere i miei occhi lucidi e maledire il mio impudico comportamento.
Non ebbi il coraggio di cercare il suo riflesso, ero certa che l’avrei trovato, o forse lo desideravo, solamente.
Vaneggiavo tra pensieri impuri e perversi. Li stessi che mi avevano portato a sedere nel sedile davanti al suo.
Speravo, con cauto timore, di trovare quegli occhi, come speravo, che il mio respiro gli si fosse piantato fin dentro al cervello.
Vergogna e eccitazione per il gesto appena compiuto mi portarono a sorridere, più una reazione isterica che altro.
Il mezzo era quasi deserto, questo mi rincuoró. Finché non pensai, che lui era alle mie spalle, a pochi centimetri da me. Dal mio corpo. Dalla mia bocca.
Sprofondai nel sedile, per farmi più piccola, per poter sparire. Ma i grandi palazzi ottocenteschi mi diedero conferma che ...
... la mia fermata, era prossima.
Sapevo che sarei dovuta scendere. Come sapevo che sarei dovuta restare, per interminabili secondi in piedi, davanti a lui. Come un condannato a morte. Come un delinquente che aspetta una sentenza.
Mi sentii come un animale in trappola.
Presi un profondo respiro balzando in piedi, senza indugiare oltre.
Quei gesti calcolati che vuoi far passare come normale routine: “Fermata, ci si alza, si scende, tutto chiaro, facile”.
Mi ripetevo come fosse una sorta di mantra.
Mentre il pullman si apprestava a fermarsi, mi sentii quasi sciogliere.
Immaginando quali pensieri stesse facendo su di me quell’uomo. Avvampai più volte. Finché il mezzo si arrestò, le porte si aprirono e senza pensare a nulla, se non a fuggire, mi fiondai fuori.
Tirando un lungo respiro di sollievo, aumentai il passo fino a essere almeno fuori dalla sua visuale. Per poi bloccarmi in mezzo alla via, aspirando a fondo l’aria fresca per farla entrare in circolo il più
velocemente possibile, con urgenza.
Appoggiata al muro, ad occhi chiusi, cercai di riacquistare un po’ di lucidità.
Mi sentii sporca e maledettamente eccitata.
Ed è in quell’attimo che il mio cuore quasi si arrestò.
«Lo fai spesso?»
Quelle parole mi entrarono dentro come una lama.
Mi pietrificai all’istante, incapace pure di respirare.
«Avanti, rispondi» chiese quasi divertito, senza darmi l’opportunità di replicare.
«È un vizio o è stato uno spettacolo esclusivo, diciamo ...