Non avrei dovuto
Data: 25/05/2018,
Categorie:
Erotici Racconti,
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Etero
Tradimenti
Autore: VittorioV, Fonte: RaccontiMilu
... godendosi quella vittoria. Mi aveva fatta sua, mi aveva fatto cedere. Tanti anni in cui forse aveva soltanto aspettato questo momento. Ora cosa mi aspettava? Cosa sarebbe successo? Per un momento mi immaginai lui che mi chiavava contro l’albero, e tremai per quanto mi facesse eccitare. – Dobbiamo tornare dagli altri. Disse solo questo. La nostra famiglia erano diventati “gli altri”. Come la faceva facile. Non dicemmo una parola per tutto il tragitto di ritorno. Notai che i due amanti erano andati via, forse disturbati dalla nostra presenza o forse semplicemente perché anche lui si era svuotato dentro la sua femmina, come aveva fatto poco prima Vittorio. Immaginai la sua minchia venirmi dentro, e ancora mi bagnai e ancora avevo in mente l’immagine del suo cazzo e delle sue braccia forti quando tornammo ai nostri asciugamani, da mio marito e il resto della famiglia. -Non era granché oggi il pesce, ne abbiamo preso poco. Mio marito propose allora di passare dal supermercato, e io subito mi offrii di accompagnarlo. Avevo bisogno di staccarmi dalla presenza di Vittorio, di non sentire il suo odore e di non avere modo di vedere il suo corpo, le sue mani, il suo volto atrocemente persuasivo. Pranzammo tutti quanti in casa, senza stare nel terrazzo perché faceva davvero molto caldo. All’interno ci aiutavamo con un grosso ventilatore e l’acqua fredda. Vittorio e mio padre bevvero anche del vino bianco, e decisi anche io di berne un po’, per … sollevarmi. Enrico si stupì di quel ...
... gesto, ma bevvi un altro bicchiere e poi ancora uno, senza farmi notare. A fine pranzo ero ebbra e la testa mi girava facendomi immaginare mille cose, quasi tutte sporche e oscene e che avevano come protagonista Vittorio. Lui dovette leggermi nel pensiero, perché a un certo punto me lo trovai di fianco, nel corridoio, appena uscita dal bagno. Non mi disse nulla, prese solo il mio braccio stringendolo con vigore e mi guardò negli occhi. -Vai giù in cantina. Non risposi e non volevo dargli retta. Non era difficile trovare una scusa per sparire un po’, mio marito infatti si era steso sul divano e i miei genitori erano andati in camera a riposarsi, come pure la mamma di Enrico. Non scesi giù in cantina come mi aveva detto Vittorio, ma uscii fuori dalla porta d’ingresso, rimanendo fuori a guardare il giardino e il sole forte che produceva riflessi. Lui mi arrivò alle spalle. -Non devi fare i capricci. Mi prese per le spalle e mi spinse a camminare in avanti, rasentando il perimetro della casa. Raggiungemmo il retro, dove c’erano parcheggiate le auto e da dove si poteva ammirare il mare. Ma non mi aveva portato lì dietro per farmi vedere il paesaggio. Aprì la porta di legno che dava nella piccola stanza dove c’era la lavatrice e un lavabo di pietra, una specie di garage dove tenevano gli attrezzi per il giardino, le scope, i detersivi, un canotto. Dentro era buio, e lo divenne ancora di più quando Vittorio, una volta dentro, chiuse la porta. Entrava attraverso uno spiraglio del legno ...