1. Puttanella del mio professore


    Data: 19/07/2021, Categorie: Erotici Racconti, Sensazioni Autore: manupicco, Fonte: RaccontiMilu

    ... personale di servizio in giro, troppa gente e occhi indiscreti, troppo rischioso. Alla fine si sarebbe capito che le mie visite non erano sporadiche, qualcuno si sarebbe chiesto la ragione di quella assiduità, qualche voce sarebbe potuta giungere ai miei, con conseguenze indicibili. Quindi per vederci eravamo costretti a usare la sua auto come alcova dei nostri convegni: una lussuosa Mercedes 380SL, nera, con interni in pelle beige, in verità era comoda e spaziosa anche per le nostre pomiciate. Imboscati in luoghi appartati ci abbandonavamo alle nostre effusioni, badando bene di essere riparati da sguardi indesiderati. Era piacevole fare quelle passeggiate al suo fianco viaggiando su quella macchina comoda e lussuosa, i sedili erano morbidi e avvolgenti, l’abitacolo profumava di pelle e radica, poi c’era quel buon odore che lui aveva sempre addosso e io nelle narici, che mi faceva bagnare solo al sentirlo. Durante le nostre passeggiate su quattro ruote, lui guidava tenendo una mano sul volante e l’altra sulla mia fighetta, la toglieva da lì solo quando gli era necessario cambiare marcia. Per facilitargli la cosa, normalmente sfilavo le mutandine appena salivo in auto. Cercavamo di continuo nuovi posti dove appartarci: zone isolate della periferia cittadina, piazzali di sosta lungo la tangenziale, oppure nei parcheggi a silos interrati. Tirava giù il sedile ribaltabile e io mi spostavo sul fondo, dove il poggiatesta si adagiava sui sedili posteriori, lì talvolta mi spogliavo ...
    ... totalmente, altre volte lui voleva che togliessi le mutandine e sbottonassi la camicetta. Allora mi estraeva le tette dal reggiseno senza toglierlo, diceva che così scosciata, con le gambe tutte aperte e la fighetta tumida in vista, mi faceva sembrare una puttana presa per strada: questo lo eccitava molto. Lui stava inginocchiato sul sedile di guida e voleva che iniziassi a toccarmi, così mi eccitavo anche io: la fighetta mi sbrodolava tutta, iniziavo a carezzarla con le dita a paletta, muovendo la mano in una carezza circolare sulle grandi labbra. – Massaggiala bene, troietta, spalma il succo su tutta la fica, Fai la porca! Mi fa venire il cazzo duro come una pietra guardarti. – mi diceva con un tono denso di lascivia. Mentre parlava aveva il sesso in mano e lo carezzava lentamente. Vedere come gli cresceva e diventava teso quel bastone di carne, mi piaceva da matti, era piuttosto grosso, con la cappella congestionata e turgida, pensare che tra poco lo avrei avuto tutto in bocca da ciucciare mi faceva tremare di voglia. Era un bell’uomo, longilineo, una faccia maschia, i capelli di un castano dorato con qualche filo d’argento sulle tempie, li portava lunghi due dita a coprire il collo, con una bocca carnosa e sensuale. Amava tenere un filo di barba, rasandola ad un altezza di pochi millimetri, questo conferiva al volto quell’aria un po’ selvaggia, d’artista, che era la qualità del suo fascino. Quando con la carezza iniziavo a smaniare perché sentivo montare il piacere, lui mi ...
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