Jazmine, una stella cadente
Data: 17/07/2021,
Categorie:
Racconti Erotici,
Etero
Incesti
Autore: enea, Fonte: RaccontiMilu
... coraggio di guardarla negli occhi.
Cinque giorni dopo aveva deciso lei di chiarire: entrata in camera mia, aveva detto “dobbiamo parlare”.
“C’hai messo cinque giorni prima di dirmi ‘dobbiamo parlare’…complimenti!” – le avevo risposto in tono sarcastico e risentito
“E’ che io…” – Jazmine aveva iniziato a dire
“TU COSA!?!?!” – le avevo ruggito, guardandola negli occhi – “…avevo preso le tue difese, ho cercato di proteggerti da quel COGLIONE del tuo ragazzo, e tu? Cosa hai fatto in cambio? Hai taciuto sull’accaduto davanti alla preside, ai professori, ma soprattutto davanti a mamma e papa!”.
Jazmine, interrotta da quella mia ondata di parole rabbiose, era rimasta in silenzio. I suoi occhi neri si erano rapidamente gonfiati di lacrime.
“Vai via!” – l’avevo liquidata con tono perentorio, senza darle alcuna possibilità di giustificarsi.
Quelle mie urla avevano attirato l’attenzione di mio padre che, dopo essere piombato in camera mia, alla vista di Jazmine in lacrime, sebbene fosse lontana da me e io non l’avessi nemmeno sfiorata, aveva pensato che stessi per aggredirla.
E così, dopo l’ennesima ramanzina, l’ennesimo ingiusto processo al sottoscritto e l’ennesimo silenzio omertoso di Jazmine, i miei avevano reso ancora più rigida la punizione a cui ero sottoposto: mi avevano vietato di uscire da camera mia per una settimana. Mi ero così ritrovato recluso in pochi metri quadri privo di qualsiasi contatto con il mondo esterno.
Avevo il bagno in camera, e il ...
... cibo mi veniva portato dai miei che evitavano di rivolgermi la parola Entravano, posavano il vassoio sul letto, attendevano che terminassi e poi andavano via.
Il tempo trascorso tra un pasto e l’altro sembrava essere infinito. Fortunatamente una larga collezione di comix, alcuni libri e un paio di giornaletti porno che avevo accuratamente nascosto, riuscivano a lenire un po’ quell’isolamento dal mondo.
Passata una settimana i miei avevano deciso di mettermi alla prova per capire se tutte le loro ramanzine su come avrei dovuto comportarmi avessero sortito un qualche effetto: quella sera avevano mandato Jazmine a portarmi il pranzo. Dopo aver bussato era entrata, aveva poggiato il vassoio sul letto, si era accovacciata in un angolino e aveva aspettato che terminassi di mangiare. Infine aveva preso il vassoio ed era andata via. Tutto era accaduto nel più totale silenzio. Credevo che “la prova” fosse andata bene, ma per i miei non era stato sufficiente: sarei rimasto confinato in camera finchè non avrei rivolto la parola a Jazmine, incaricata da quel momento di portarmi il cibo.
Passarono un paio di giorni senza che la scena tra me e Jazmine cambiasse. Sebbene con il passare del tempo lei si fosse mostrata più rilassata, il silenzio continuava a regnare sovrano.
Un giorno, a ora di pranzo, Jazmine tardava ad arrivare. Probabilmente per qualche motivo era arrivata da scuola più tardi del solito. Per cercare di ingannare il tempo e i morsi della fame avevo concentrato ...