Ci facciamo una birra
Data: 13/07/2021,
Categorie:
Incesti
Autore: troy2a, Fonte: EroticiRacconti
... vergine?”
“Ho solo dato qualche bacio, ma mai fatto sesso. In nessun modo!”
Era serio: capivo quanto fosse combattuto da quel respiro pesante, scandito da alcuni sospiri.
“Io sono pronta... per te!” lo incalzai.
Di malavoglia mi preparò, continuando a parlarmi per tranquillizzarmi, ma, soprattutto, per invitarmi a farlo smettere se avessi cambiato idea. Credo fosse quello che sperava. Ma io, invece, ero risoluta ad andare fino in fondo e fino in fondo andai. Alla fine, dovette piacere anche a lui, visto che lo rifacemmo ancora su mia richiesta, fino a che non diventò anche per lui naturale chiedermelo, senza problemi.
Nonostante sia ben allenato e lubrificato, lo sfintere oppone una buona resistenza. Mi allargo le chiappe con una mano, mentre con l'altra tengo ferma la bottiglia; mio figlio, seduto sul divano di fronte a me, si sega lentamente, senza ritegno. Apprezzo molto la sua resistenza: nonostante si seghi per tutta la durata del mio show, quando finalmente scopiamo, di solito finisce che devo essere io a dirgli basta e a finire il lavoro di bocca perché ho la fica in fiamme.
Alle mie spalle, continua, incessante la giaculatoria di mio marito:
“Respira! Rilassati!”
La bottiglie ed il mio sfintere, intanto, continuano il loro antico duello.
Qualche anno dopo, una sera, mio padre non tornò a casa. Al suo posto vennero 2 carabinieri: la sua macchina, in curva, era scivolata di lato, rotolando in un fosso. Il mondo mi crollò addosso per la ...
... seconda volta.
La sera dopo i funerali, andai a letto, senza neanche cenare: lo stomaco in subbuglio rifiutava quasi anche l'acqua. Lei mi raggiunse poco dopo, quando gli altri parenti furono andati via. Aveva tolto il tailleur scuro indossato per le esequie e aveva messo su una tuta, quella che conoscevo bene fosse solita usare in casa. Restò in piedi, poco oltre la porta, in silenzio, come cercasse le parole adatte. I suoi occhi evitavano il mio sguardo, poi, finalmente, parlò:
“Ora che tuo padre non c'è più...” la sua voce era rotta dal pianto e doveva fermarsi per inghiottire le lacrime che le scivolavano in bocca. “... non hai alcun motivo per essere gelosa di me. Io non lo sono mai stata di te....” ruotò la testa, come volesse scacciare qualche fantasma che le svolazzava intorno, o nel cervello. “... Ti andrebbe di provare a diventare amiche? Non sono tua madre e non lo sarò mai... Forse non lo vorrei neanche... Ma potrei essere un'amica più grande, con cui consigliarti...” sembrava avesse da dire ancora qualcosa, ma neanche una parola uscii più dalla sua bocca. Solo i nostri sguqrdi, finalmente, si incrociarono: il mio pieno di diffidenza e ancora rancore, i suoi umidi di pianto e gravi di disperazione. Non so se fu la mancanza di una risposta da parte mia, o il bisogno di abbandonarsi al pianto senza più pudore, ma scappò via dalla stanza, lasciandomi sola, a mordere le lenzuola e cercare, anch'io, conforto in un pianto che era, a un tempo, nostalgia di mio padre, ma ...