1. Raffaella


    Data: 08/07/2021, Categorie: Etero Autore: Danmae, Fonte: Annunci69

    ... dorso di mulo si poteva arrivare.
    
    Un giorno di tempo incerto, con un mare in tempesta sul laghetto delle ondine, decidemmo di farci un giro verso il Lago di Venere, un cratere vulcanico riempitosi di acqua e circondato da solfatare con pozze di acqua calda e fanghi molto usati per la cura della pelle.
    
    C'era tanta gente che girava a piedi intorno al lago. Famiglie intere, coppie, amici in gruppi. Molti si spalmavano sulla pelle i fanghi grigiastri presi dalle rive del lago.
    
    Quando il fango si seccava lasciava addosso uno strato di creta dal colore bianco sporco. Quando arrivammo era tardo pomeriggio, il sole illuminava ancora il lago, ma ben presto sarebbe scomparso dietro il costone della montagna che circonda il laghetto di Venere.
    
    Anche noi, presi dal caldo afoso di quell'agosto ci siamo bagnati sulle rive del lago. Poi, come tutti, abbiamo inziato, con molta diffidenza, a spalmarci il fango sulle braccia dapprima, sulle gambe, sul dorso.
    
    Poi abbiamo iniziato a giocare: dapprima, mentre lei era china a raccogliere il fango con le mani a coppa e il culetto per aria, le infila una manciata di fanghiglia nella mutandina dello slip. Sembrava avesse fatto la "coffa", come si dice dei bambini che hanno il pannolino pieno di cacca.
    
    Raffaella ci mise poco a prendersi la rivincita: mi si avvicinò per darmi un bacio , la vigliacchetta, aveva nella mano un pò di quel fango e me lo infilò dentro lo slip che pareva avessi un arnese tale e quale un ...
    ... cocomero.
    
    Continuammo così per un pò, correndo lungo la riva e nell'acqua bassa del laghetto, finchè, con l'abbassarsi ulteriore del sole, non decidemmo che era giunto il momento di sciacquarci per tornare al dammuso.
    
    Sto fango, in certi punti, era così limaccioso che sciacquarsi per bene era un'operazione lunga e complessa. Pertanto ci si iniziò ad aiutare l'un l'altro. Visto che l'avevo riempita di fanghiglia nel culetto, cominciai a infilarle la mano tra le chiappe, per rimuovere le scorie di fango. Rimuovi che ti rimuovi, un ditino biricchino si infilò nello sfintere di lei, che si voltò di scatto con uno sguardo che era tutto un programma.
    
    Adesso mica te ne vorrai andare via di fretta da qui sul più bello, mi disse.
    
    Non me lo sogno nemmeno, le risposi, riaffondando dove era giusto quel dito malandrino.
    
    Nel frattempo, le rive del laghetto si erano andate svuotando della folla del pomeriggio. Le famigliole avevano sloggiato, ed erano rimasti dei piccoli gruppi di persone, sia giovani che più maturi, a rilassarsi vicino al canneto.
    
    Noi, continuavamo a ripulirci, ma eravamo andati a continuare questa lavata in una zona meno frequentata, dove l'acqua del laghetto si faceva subito un pò più alta. Eravamo immersi fino al torace nella calda acqua del lago, e ci pulivamo l'un l'altro con molta attenzione, in particolare le parti basse, nascoste dall'acqua assolutamente non trasparente del lago.
    
    "Lavami meglio qui", le dissi, prendendole la mano e passandomela sull'arnese, che nel ...