1. Vacanza galeotta 3. L’incubo erotico.


    Data: 26/01/2018, Categorie: Erotici Racconti, Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Tradimenti Autore: samas2, Fonte: RaccontiMilu

    ... tu e le tue amiche intendete partecipare. Trova una scusa per non andare. Ti passerò a prendere dopo la loro partenza. Enzo”
    
    Ero soddisfatta e mi addormentai pensando alla nuova avventura che mi aspettava. Sognai.
    
    Che sogno!
    
    Mi trovavo in una stanza buia con Enzo che a un tratto era scomparso, lasciandomi sola. Non riuscivo a muovermi, percepivo odori di pietra antica, di paglia e di origano essiccati. Nessun suono usciva dalla mia bocca nonostante mi sforzassi. Ed ecco avanzare quella forma bianca, glabra, sudaticcia, molliccia ma dotata di grande forza che senza proferire parola si avventò su di me e iniziò a divorarmi: i piedi, le mammelle, le natiche. Tentacoli strisciavano bavosi sulla mia pelle e si insinuavano dentro di me, nella figa, nel culo. Non provavo dolore, ma piacere nel sentirmi preda e cibo di quel mostro cannibale. Mi svegliai di soprassalto per nulla terrorizzata ma pervasa da un’intensa eccitazione. Essere invasa nelle proprie viscere, mangiata…. Chissà se tutto questo racchiudeva un significato erotico: non ero un’esperta ma ne ero sicura.
    
    Come progettato, il mattino successivo, rinunziai all’escursione alle isole, adducendo come scusa, una terribile emicrania, che non mi aveva consentito di riposare.
    
    Enzo passò a prendermi dopo che le amiche erano partite, salimmo in auto diretti alla sua tenuta nella campagna circostante, che raggiungemmo dopo un tragitto di circa quindici minuti. Ero ansiosa per la nuova avventura.
    
    Parcheggiata ...
    ... l’auto ci dirigemmo verso la masseria, passando fra gli ulivi sotto un sole feroce, il cui calore era mitigato dalla brezza proveniente dal mare non lontano. Lui era taciturno. Mi guardò con occhi strani, quasi tristi. Non capivo.
    
    “Ti chiedo di giocare con me”. Mi bendò gli occhi e mi introdusse all’interno dell’edificio e in un baleno mi trovai ammanettata. “Ma Enzo cosa vuoi fare?”
    
    ” Tranquilla. Fidati “. E poi farfugliando: ”Non ho scelta, ti spiegherò”.
    
    Si dileguò. Mi trovai sola avvolta in un silenzio irreale, percependo odori che sembravano appartenere a un deja-vu. Riuscii purché ammanettata, a togliermi la benda dagli occhi, trovandomi immersa nella penombra di una grande stanza illuminato solo dai raggi che filtravano fra gli assiti che coprivano le finestre.
    
    La circostanza mi ricordava qualcosa di già vissuto, poi improvvisamente capii: il sogno, ecco cos’era. Qualcuno si stava avvicinando. Sperai fosse Enzo. Lo spalancarsi della porta fece balenare all’interno della stanza la fortissima luce di quel mattino di giugno. Ferì i miei occhi abbagliandomi, ma questo non mi impedì di scorgere una massiccia figura che ingombrò l’uscio e che sollecitamente entrò richiudendo la porta. Lo riconobbi: era l’uomo seduto al tavolo di Enzo. Si avvicinò rapido, nonostante la mole e mi rovesciò sul letto. Avrei potuto urlare ma che senso avrebbe avuto?
    
    Mi tolse le scarpine, mi annusò le estremità dilatando voluttuosamente le narici e ficcò nella sua enorme bocca prima un ...