La stilografica
Data: 26/04/2021,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Kugher, Fonte: EroticiRacconti
... aveva individuato in lei e che lei, inizialmente, si rifiutava di vedere e, una volta visto, di accettare.
Si erano conosciuti in una chat non a sfondo sessuale, nella quale lui l’aveva notata e, dopo qualche tempo, le aveva mandato in privato un messaggio che la fece infuriare:
“Tu sei una schiava”.
“E tu un coglione, vaffanculo”.
L’esordio non fu dei migliori.
Era una caratteristica di Matteo andare, duramente, dritto al sodo, quasi a voler spiazzare il suo interlocutore per togliergli forze.
Imperterrito, aveva proseguito nei suoi affondi.
“Ti si annusa lontano chilometri che la tua funzione è quella di servire dopo avere abbassato a terra la testa, ai piedi di un Padrone”.
Lei non si riconobbe nelle risposte dure, ma incerte, che gli dava perché sentiva, più che capirlo, che le era entrato in un punto scoperto, lasciandola senza difese e facendola sentire nuda. Così reagì in maniera scomposta, insultandolo, diversamente dal suo solito.
Aveva chiuso rabbiosamente la chat e spento il computer, non soddisfatta dalla semplice chiusura del browser.
Rientrò in quella chat 3 settimane dopo, mentendo a sé stessa quando si diceva che “gli altri” non c’entravano niente e sicuramente avrebbe ignorato quello stronzo che, invece, si scoprì a cercare.
Anche lui la vide on line, ma non la contattò.
Mentre lei pensava di non essere stata notata, lui aspettava solo che si rilassasse per entrare, nuovamente, di prepotenza nella chat privata.
“Puoi ...
... nasconderti da me, ma non da te stessa”.
La portò così a scoprirsi e a conoscersi.
Quando questo accadde lei si spaventò e chiuse ogni contatto, rifuggendo da sé stessa più che da lui.
Matteo, ogni tanto, le mandava una mail, tranquilla, pacata, solo per farle sapere che lui, al pari della sua anima scoperta e nuda, era lì.
Dopo che le acque delle sue emozioni si furono placate, Luisa lo cercò nuovamente e proseguirono lo scambio di mail, sempre più intime.
Dopo tre mesi di messaggi elettronici, decisero di “dialogare” in altro modo, scambiandosi una foto e ricorrendo a qualcosa che desse calore e concretezza ai pensieri ed alle emozioni che si comunicavano.
Ricorsero così alla carta e alla grafia a mano, per la quale lei utilizzava quella stilografica che aveva abbandonato sulla sua scrivania mentre stava scrivendo la lettera a lui destinata, nel momento in cui ricevette l’sms che la convinse a partire.
La gentilezza dell’uomo poté più della frusta. Nelle lunghe missive, lei abbassò tutte le sue difese, per aprire la propria mente prima e, poi, la propria anima, a sé stessa prima che al suo interlocutore, facendo fatica ad accettare quella maledetta esigenza di inginocchiarsi e sottomettersi ad un uomo, consegnando il proprio corpo alla soddisfazione degli altrui piaceri, per ricevere, a sua volta, i propri.
Non vi fu mai amore, ma tanto affetto, quello che inevitabilmente nasce quando di una persona si conoscono i più intimi pensieri.
Matteo la portò ...