Roberta: dichiarazione d'amore
Data: 19/03/2021,
Categorie:
Etero
Autore: Aleppe, Fonte: Annunci69
Quel pomeriggio ero riuscito a convincere Roberta a bere qualcosa insieme. Uno tira l’altro ed alla fine eravamo tutti e due piuttosto alticci. Ci incamminammo verso casa camminando lungo il parco, quando decidemmo di sederci su una panchina per non interrompere quel clima fatato, quella complicità che l’alcool, ma anche il verde degli alberi e il vicino scorrere del fiume, aveva contribuito a creare.
Sposati entrambi, ci sentimmo in quel frangente sgravati dalla routine coniugale e – perdonate la mia banalità – di ritrovare qualche sensazione che davamo per assodato non sarebbe più tornata. Roberta, capelli lunghi biondi, seno e culo prosperosi, piccolina ma tutta curva e carne. Una “milf” tuttavia, non l’acerba bellezza di una giovinetta. Seduti l’uno affianco all’altro, qualche battuta, qualche risata, un doppio senso buttato lì per caso, o forse no, un’espressione pudica, uno sguardo malizioso, che poi si fa intenso e finalmente un bacio. Sul momento Roberta si tira indietro incredula, un momento di titubanza, che subito superiamo non appena io le afferro la testa e la tiro verso di me per riaccostare le nostre labbra. Stavolta il bacio è più lungo e alla fine cede e lascia che ci scambiamo le lingue. Uno dietro l’altro, cominciamo ad abbracciarsi, a stringersi per sentirci più vicini. Comincio a sfregarle la schiena, poi non resisto, sono anni che lo desidero, le palpeggio le tette. “Ehi, che furia che hai!”. “Si scusami, era tanto tempo che volevo farlo. Sono anni ...
... che le guardo e che desideravo toccarle …” “Ah, e di che colore sono i miei occhi?” “Verdi”, rispondo io, sebbene non sia così sicuro. Ma azzecco la risposta e, come gratificazione, lei riprende a baciarmi. Interpreto la cosa come autorizzazione ad allungare le mani. “No, dai, non esagerare, non vorrei che ci vedessero. Passa un sacco di gente e questa è una città piccola …” “Hai ragione, che ne pensi se prendessimo la tua auto e andassimo in un posto più appartato?” “Ma … non so … “ “Dai, lasciamoci andare. Non sciupare tutto, non ricapiterà tanto facilmente …”. Roberta non risponde, ma sfodera un sorriso accondiscendente. Ci alziamo allora e, tenendoci per mano, in fretta, come due adolescenti in fregola, ci dirigiamo verso l’auto. Saliamo e Roberta mette subito in moto la macchina. “Dove vado?”, chiede. “Conosco un posto sulla montagna proprio sopra le pendici della città. Vedrai, in un quarto d’ora saremo su e lì non ci darà fastidio nessuno”. Sono quindici minuti febbrili perché non vogliamo perdere tempo, ma alla fine arriviamo nell’ampio spazio utilizzato – penso – dagli automezzi che caricano il legname per fare manovra. Parcheggiamo sotto alcuni alberi, ci slacciamo in fretta le cinture (di sicurezza) e riprendiamo a baciarci con rinnovata e più intensa foga. Non passa molto tempo che le rimetto le mani sulle tette, stavolta senza subire uno stop. Mi sento allora in dovere di osare, pertanto le mani le infilo sotto la maglia che lei indossa, alla ricerca della nuda ...