1. Sincronia


    Data: 17/02/2021, Categorie: Etero Autore: Post-it, Fonte: RaccontiMilu

    Il navigatore segnava 300 metri all’arrivo e Sole aveva il cuore in gola, decine di palazzi gialli la avvolgevano, tenendola stretta in una zona di Roma che ancora non le apparteneva. Sognava questo incontro da mesi. Era tesa. Accostò l’auto in doppia fila e mandò il primo sms: – Sto arrivando, scendi? – Mentre sperava in un – sali tu – il suo telefono squillò. Gioele stava scendendo i gradini di casa due a due, mancava da Roma da troppo tempo, aveva bisogno di respirare un po’ d’aria di casa e quel pomeriggio aveva voglia di fare due passi, condividere con lei quei posti che lo facevano sempre sentire bene e dai quali era troppo spesso lontano.
    
    Mentre scendevano verso il centro lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, si perdeva tra le curve del suo collo e respirava il suo profumo. Sole non riusciva a staccare gli occhi dalle labbra di lui. Erano soli, pur essendo circondati da gente, piazze, basiliche e teatri. Soli.
    
    Gioele decise di portarla nel posto più intimo e silenzioso della sua vita, una delle più belle viste sui tetti di Roma ed un paio di cocktail, lei continuò a chiedersi perché non le avesse chiesto di salire. Entrarono in ascensore, fece per baciarlo, ma due sconosciuti si unirono nella discesa spezzando e rendendo ancora più elettrizzante la magia che si stava creando; i due si incamminarono sulla via del ritorno.
    
    La macchina di Sole era lì, parcheggiata, pronta a partire. Le passarono davanti senza accorgersene, finsero di non accorgersene, ...
    ... senza dire una parola. Salirono verso casa di Gioele che se ne uscì con la scusa più banale e romantica di sempre: – Vuoi vedere la vista da quassù? – Erano passate quante? Sei ore? Sei ore fa si sarebbe infilata nel suo letto senza farselo chiedere due volte, invece era ancora vestita, stretta tra le braccia di lui. E sullo sfondo la cupola più alta della città. Passarono minuti che sembrarono ore, le labbra di lui sulle sue guance, poi dolcemente sulla sua bocca, uno, due, tre volte. Baci dolci sempre più intensi, sapori intrecciati, il gusto del fumo sulle sue labbra. Gioele la prese per mano, la portò dentro, si sedette sul divano e la strinse a se.
    
    Sole si divincolò dolcemente, come a voler dire – &egrave arrivato il momento di tornare a casa.
    
    Lui la riportò a se, le alzò la maglietta, baciò la sua pancia, senti un irrefrenabile bisogno di lei, ‘del sapore di quella pelle calda e bagnata. Le slacciò i Jeans, le tolse le mutandine e si innamorò di quel profumo fin da subito, ancora prima di averlo assaggiato. Un turbinio di emozioni riempì quella piccola stanza, Gioele la spogliò, la strinse a se, aprì il divano letto e la lasciò cadere. Era lì, nuda davanti a lui, il suo odore gli riempiva i polmoni, passo due dita tra di lei, le labbra si schiusero come un fiore, con una sincronia e simmetria perfetta, quel clitoride impregnato d’umori aspettava solo di essere sfiorato. Sole lo guardò con un sorriso innocente e chiese – perché tu sei ancora vestito? così non vale ...
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