Una donna oggetto
Data: 31/12/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Honeymark, Fonte: Annunci69
... piano la sollevò fino a scoprire le cosce prima e la base del culo poi. Indugiò un po’, conoscendo l’effetto che faceva mostrando la sola parte bassa del culo. Io ero già eccitato da morire e non vedevo l’ora di scoprire se portasse le munandine o no. Gli accordi erano per il no, ma...
Poi, con piccoli spostamenti studiati delle gambe, sollevò la parte finale della gonna, nostrandomi un superbo culo ignudo.
Mai non fu vista cosa più bella. Mai io non colsi siffatta pulzella...
Era una canzone di De André, che mi tornò alla mente in automatico.
Il culo era alto, lungo e ovale, il solco profondo e la pelle perfettamente liscia. Le sue rotondità erano di un erotismo femminile insuperabile, le piegoline alla base del culo erano un invito alla penetrazione. Alla sodomia.
Rimasi a bocca aperta come un allocco e sarei rimasto così per ore, se poi non si fosse voltata verso di me a mostrarmi la figa. La guardai come ipnotizzato, come se fosse la prima volta che vedevo una figa. Mi sembrava di essere tornato adolescente.
Lei guardava le mie reazioni, ma io non riuscivo a staccare gli occhi da quel triangolino di pelo che scendeva a indicare la posizione della figa.
Fece due passi verso di me, dondolando. Mi sembrava di zoomare le sue itimità. Si girò nuovamente di culo e rimasi a bocca aperta. Si era messa in posa con le gambe leggermente divaricate, degna di una statua greca.
Poi si girò ancora in fronte a me.
- Spogliai, – Disse. – Ti faccio un ...
... pompino.
Preso alla sprovvista, la stoppai.
- Fermati! – Le dissi agitato. – Non me lo devi, Prima devi avere la risposta!
- Ce l’ho già, – disse spavalda. – Il capo mi ha già detto di sì!
- Ostia! – Esclamai allibito.
Mi spogliai in un battibaleno, lasciando che il cazzo si librasse nell’aria in tutta libertà.
Anche lei si era spogliata rapidamente, anche se non era specificato nei patti. Certo che vederla ignuda mentre si avvicinava al mio uccello, era una cosa meravigliosa. Un Inno alla gioia scritto da Schiller per Beethoven.
Mi sedetti sdravaccato sulla poltrona a gambe larghe e lasciai che facesse tutto lei. Era «pagata» per questo, no?
Si inginocchiò davanti a me, mi prese per le gambe, mi avvicinò a lei e le allargò per bene. Mise le mani agli inguini e li lisciò, avvicinandosi lentamente alla base del cazzo. Quindi mi accarezzò a piene mani le palle turgide e poi fece scorrere la sinistra su per il cazzo. Mi abbassò il prepuzio con forza e mi baciò il glande con le labbra. Credetti di morire.
Baciò ancora la cappella e poi, piano, abbassò la testa infilandoselo in bocca. Prima lavorò il glande e poi se lo infilò fino alla gola e oltre. Alzò gli occhi per godersi la mia reazione, ma ormai io ero in trip con gli occhi socchiusi.
Rimasi passivo a godemi il caldo bagnato della sua saliva e lo scorrimento del cazzo tra la lingua e il palato. Procedette così, lentamente ma con ritmo, finché non avvertì un primo spasmo del cazzo. Capì che stavo per venire ...