Una donna oggetto
Data: 31/12/2020,
Categorie:
Etero
Autore: Honeymark, Fonte: Annunci69
... Infine, voglio che mi tratti come una donna-oggetto. Nessuna relazione. Claro?
Quando lessi la sua risposta, provai un piacevolissimo senso di potere. L’amica non aveva messo in discussione i primi otto punti... E con l’ultima codizione mi aveva fatto emergere un aspetto del mio erotismo che non conoscevo, la dominazione. Il potere, appunto. «Dovevo» divertirmi senza dare nulla in cambio sul piano personale.
Le risposi che accettavo le sue condizioni.
L’indomani mi mandò già la prima richiesta. Non perdeva tempo.
- Voglio chiedere al capo di spostarmi dal servizio paghe a quello della sua segreteria. Sono disposta a darti il N. 1 se me la scrivi e il N. 2 se accetta.
Guardai l’elenco che avevo salvato sul desk e le risposi.
- Eh no, cara. – Ribattei. – Non è una cosa da poco quello che mi chiedi. Per cui voglio la N. 2 per scrivertela e la 6 se va in porto.
Attese un bel po’ rima di rispondermi. Poi arrivò la mail.
- Capisco, – aveva risposto. – Meriti la 2 a priori, ma se va bene ti concederò solo la N. 5.
Corsi a guardare nuovamente il decalogo e rilessi il Punto 5: se ce l’avesse fatta, mi a avrebbe fatto un pompino. Mi sentii eccitare come un adolescente.
- Ottimo, – le risposi subito. – Mandami gli estremi per impostare la lettera. Mi concentrerò al massimo.
Aveva trovato il modo di divertirsi ottenendo risultati. Era un vecchio principio: la donna che si ecciterebbe a fare la puttana solo se potesse decidere con chi, e l’uomo che ...
... pagherebbe solo la donna che desidera. Lei avrebbe potuto fare la donna oggetto con la scusa che me lo dovea, e io potevo trattarla da donna oggetto perché avevo l’autorizzazione. Ci eravamo trovati.
Preparai il testo per la mail studiando parola per parola e glielo inviai nella notte. Nella trasmissione le chiesi se quella sera poteva venire da me a saldare la prima parte del debito.
La risposta me la mandò a mezzogiorno via Whatsapp.
- Ho inviato la mail al capo, – aveva scritto. – Posso passare da te stasera? Non voglio debiti.
- Certo! – Risposi, era quello che le avevo chiesto. – A che ora?
- Alle 21 va bene?
- Perfetto.
Era stata una chattata fondamentale, perché fin lì poteva essere tutta una finta. E quella sera, che arrivò con un quarto d’ora di ritardo, rimasi agitato finché non sentii suonare il campanello alla porta. Andai ad apriire, era lei.
Aveva uno sguardo impenetrabile, ma entrò con sicurezza, anche se a casa mia non era mai venuta. Provavo un forte imbarazzo e avevo il cuore in gola, ma ero determinato e la portai in salotto. Si guardò intorno, poggiò la borsetta e mi fece cenno di sedermi comodamente in poltrona. Lei restò in piedi in mezzo alla sala.
Mi accomodai agitatissimo e mi disposi ad assistere quello che si era impegnata a fare.
- Sei pronto? – Disse.
Non attese risposta. Si girò di schiena e si lasciò ammirare vestita, cosa che da sola invitava a mille pensieri cattivi. Poi, con calma, abbassò le mani alla gonna e piano ...