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Data: 18/12/2020,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Xilia, Fonte: EroticiRacconti
... il tuo perineo, schiacciandolo tra il tuo ano ed il ferro della panchina.
“Settecentotrentasei, Settecentotrentasette...”
Sei meravigliosa. Così sofferente e in lotta con te stessa per resistere all’ennesimo supplizio.
“Settecentoquarantotto, settecentoquarantanove...”
Non posso fare a meno di chinarmi per baciarti sul collo, prima di allontanarmi senza nemmeno essermi fatto vedere.
“Settecentonovantanove, ottocento...”
Pochi minuti prima che finisca anche questo tormento ti passa davanti un gruppetto di ragazzi.
“Ottocentocinquantadue, ottocentocinquantatré...”
Si fermano a osservarti. Ti chiedono qualcosa a cui non rispondi.
“Ottocentosessantanove ottocentosettanta...”
Estraggono i loro smartphone e iniziano a fotografarti.
“Ottocentottantotto, ottocentottantanove...”
Una ragazza col piercing tra le narici si avvicina per un primissimo piano del tuo sesso, poi alza il braccio fino a inquadrare il tuo bellissimo viso stravolto dal dolore e dalla vergogna.
“Novecento. Novecentouno...”
Un altro inizia una diretta su un social network e strilla esagitato in camera dove si trova e con chi. “Non ci crederete mai! Non ci crederete mai!” Ripete prima di girare verso di te la fotocamera.
“Novecentoventiquattro, novecentoventicinque...”
Poi iniziano i selfie.
C’è chi per autocelebrarsi ti si siede accanto, chi ai piedi, in modo da immortalare con se stesso la tua vulva arrossata, chi ti ...
... mette un braccio intorno alle spalle (ma senza toccarti, come per un atavico rispetto nei confronti della vittima sacrificale) e chi alle spalle fingendo, almeno così mi pare da qui, di stringerti i seni.
“Novecentonovanta, novecentonovantuno...”
I ragazzi iniziano a contare ad alta voce con te. Percepiscono anche loro dal tuo affanno che è quasi finita.
“Novecentonovantasette!”
“Novecentonovantotto!”
“Novecentonovantanove!...”
Richiudi le gambe, ti alzi in piedi riabbassando la minigonna e ti allontani velocemente.
Ci son rimasti male; s’erano tenuti l’apogeo del pathos per il numero a quattro cifre.
Fanno un’ultima foto al riccio che tenevi tra le chiappe e che è rotolato a terra mentre camminavi via e se ne vanno ridacchiando.
Mi incammino dietro di te, con calma, come dovresti fare tu. Ancora non te ne sei accorta, ma dalla borsetta che tenevi tra le mani dietro la schiena ti ho rubato le chiavi di casa e quindi sarai costretta ad aspettarmi davanti al portone di casa. Non sarà piacevole, lo so, con il freddo che hai e con i due ricci ancora dentro di te. Con tutta quella gente che passa di lì e che in buona parte conosci...
Mi fermo davanti al primo bar che trovo, faccio volare le tue chiavi nell’aria gelida e le riafferro al volo. Poi entro. Ci vuol proprio un caffè.
Magari faccio anche uno spuntino...
Ti amo.
Altri miei racconti li potete trovare qui: vivereperraccontare.wordpress.com