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    Data: 18/12/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Xilia, Fonte: EroticiRacconti

    Eccoti lì, umiliata e sofferente, malgrado tu mi avessi sottolineato che proprio oggi non era possibile. Forse proprio per questo.
    
    Come da mia richiesta ti sei tolta jeans e collant, hai indossato la minigonna più corta che avevi in armadio e malgrado fuori l’inverno abbia ormai sostituito l’autunno, sei uscita in strada. Hai camminato fino al parco più vicino soffrendo per il freddo e per gli sguardi ludibri alle tue gambe nude e lì ti sei seduta su una delle panchine che fiancheggiano il viale ghiaiato. Rabbrividendo per il contatto del metallo ghiacciato con la pelle delle cosce hai aspettato il mio messaggio.
    
    È arrivato dopo oltre un’ora.
    
    Levati le mutande, spalanca le gambe e metti le mani dietro la schiena. Rimani così, senza coprirti per nessuna ragione e conta fino a mille. Anzi, siccome ieri sei stata brava e hai bevuto tutto, facciamo novecentonovantanove. Poi potrai tornare a casa.
    
    Lo farai, come sempre, perché se tu non mi ubbidissi ciecamente il rapporto tra noi due a cui evidentemente tieni molto, e che ti riempie tanto l’esistenza da farti sentire veramente viva, perderebbe ogni suo senso, prosciugandosi.
    
    Ti alzi, sfili gli slip e li butti nella borsetta, ti risiedi al centro della panca, divarichi al limite le gambe, tremando di freddo e di paura, porti le mani dietro la schiena e sottovoce inizi il conteggio.
    
    “Uno, due, tre, quattro...”
    
    L’aria gelida sfiora il tuo inguine e vasocostringe le tue intimità.
    
    “Trentanove, ...
    ... quaranta...”
    
    Il tempo scorre lentissimo.
    
    “Novantotto, novantanove, cento...”
    
    Una coppietta si avvicina.
    
    “Centodieci, centoundici...”
    
    Ti passa davanti. Ti vede.
    
    “Centotredici, centoquattordici...”
    
    Ridacchiano, proseguendo.
    
    “Centodiciannove, centoventi...”
    
    Il ragazzo si gira più volte mentre si allontanano.
    
    “Centotrentuno, centotrentadue...”
    
    A trecentottantaquattro è sopraggiunto un anziano con il cane al guinzaglio. Faceva finta di nulla, sbirciando però di continuo la tua vagina bellamente esposta. Il tuo rossore s’è fatto di fuoco quando l’ansimante quadrupede ha attraversato improvvisamente il vialetto e, mentre il padrone cercava goffamente di recuperare il lungo filo riavvolgibile, ha seguito il suo olfatto ed è venuto a fare la tua conoscenza a suo modo: annusandoti con insistenza l’organo genitale.
    
    “Vieni via! Via!” Sta strillando il vecchietto, imbarazzato quasi quanto te. Senti il naso canino contro le tue intimità e ti sforzi di non farti sopraffare dall’istinto di chiudere le gambe e scacciare il fido - aggettivo calzante - buongustaio.
    
    Enumeri ora ad alta voce, mentre senti la ruvida lingua lapparti, per non perdere il conto.
    
    “Quattrocentouno!... Quattrocentodue!...”
    
    La bestiola viene finalmente strattonata via e la tua voce pian piano si calma.
    
    Il vecchietto interrompe a metà parola le sue scuse, indeciso se sia il caso o meno di fartele, e si allontana per riaffondare il più velocemente possibile nella sua ...
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