Le lacrime delle donne 8/8
Data: 20/11/2020,
Categorie:
Sentimentali
Autore: RunningRiot, Fonte: EroticiRacconti
Amburgo, ore 0,11 della notte tra un venerdì e un sabato, fuori dalla discoteca Lap. Entrarci non sarà facile e Annalisa lo sa, del resto questo è solo uno dei piani possibili, anche se il migliore. La clientela qui dentro è selezionata con criteri spesso imperscrutabili. Mentre è in coda si avvicina a un ragazzo, gli chiede se è solo e se può entrare con lui. Un ragazzo bassino, vestito con giacca e pantaloni di pelle verde, occhialini dalla montatura viola e un orecchio completamente colonizzato dagli anellini. Gentile, mite. Le sue risposte sono entrambe affermative, ma l'ha avvisa subito: "Io entro, mi conoscono, ma tu non credo proprio, con gli stranieri è difficile in serate così e con gli italiani quasi impossibile". "Farei qualsiasi cosa per entrare", gli dice Annalisa. "Sicura?", gli chiede il ragazzo squadrandola. Quella che ha davanti è una ragazzina alta, esile, dai capelli verdi e gialli e un'aria vagamente tossica. Piercing al naso e sulla lingua, un tatuaggio che riproduce del fogliame e dei fiori che le scende dal collo andandosi a nascondere dentro una canotta bianca, dentro la quale finisce anche una catena di metallo con un crocifisso, un chiodo di qualità scadente. Una mini di pelle che le copre a malapena le chiappe, gambe nude nonostante la serata non sia certo calda. "Sì, sicura", ha risposto Annalisa. Mentre sono in coda il ragazzo - Dieter, "ma mi chiamano D-boy" - le chiede se cerca maschi o femmine. "Per me va bene tutto - sussurra lei – se mi fai ...
... entrare ti faccio un pompino”. D-boy ride.
Nonostante la recita, Annalisa non è particolarmente strafatta: giusto mezzo Xanax e un paio di gocce di atropina in ogni occhio per favorire la dilatazione delle pupille. Non ci vede benissimo, ma sa che l'effetto passerà presto.
All'ingresso, come previsto, via libera per il ragazzo. Annalisa è invece invitata con un gesto a seguire la strada che porta al parcheggio. D-boy dice qualcosa al buttafuori, Mark, così è scritto sul badge. Confabulano per un po', poi Mark la fissa e le dice, in inglese, "seguimi, bisogna parlare con Sepp". La conduce dentro un piccolo ufficio dove dopo un po' appare Sepp, un uomo tra i trentacinque e i quaranta, grosso, completamente fuori registro rispetto alla fauna del locale: capelli corti e ben curati, senza barba, vestito con un completo scuro. Armani o, verosimilmente, un falso. Fa cenno di sì con la testa appena la vede, Mark esce e Sepp si siede tirandoselo fuori dai pantaloni. Annalisa si inginocchia: "Ecco il tuo biglietto di ingresso". Quando ha ingoiato, Sepp la lascia andare, non prima di essersi fatto consegnare le mutandine - "qui non ti servono" - ed averle annusate. La saluta con un "enjoy, schlampe" e una risata. Seguita dal monito a non farsi dentro il locale, o in caso contrario finirà nella spazzatura. Annalisa vaga per un po', intontendosi felicemente con il volume esasperato della musica e con i drink che le vengono offerti soprattutto da donne, ma anche uomini, che allungano ...