Voglia di sottomissione…il mio approccio al mondo del bdsm
Data: 26/10/2020,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: PreciousJewel, Fonte: Annunci69
... adesso.
È un amore che fa male, un amore fatto di manette e fruste, di labbra che si schiudono per dare un bacio oppure singhiozzare. Ed è così bello che non trovo le parole per descriverlo.
«Scopami» dico soltanto. Allora mi regala un piacere che mi brucia le viscere, con spinte sempre più forti e profonde. Allunga il divaricatore così da aprirmi sempre di più le gambe e mi fotte fino a farmi male, proprio come aveva promesso. Mi tira i capelli, mi morde il seno, mi chiama con nomi orribili. Fanno male anche le sue mani, che stringe nuovamente intorno al mio collo. Le stringe quel tanto che basta a mettermi paura, e funziona. Posso ancora respirare, ma funziona, e mentre lo fa, mentre mi scopa così, sento un ritmo inarrestabile di vette di piacere che si susseguono. Una parte di me vorrebbe fermare tutto, non so se posso gestire un livello così profondo e travolgente, ma trovo la forza per perseverare e lasciare che ogni emozione mi attraversi al punto che non mi trattengo, il ventre mi si contrae mentre gli spasmi del piacere aumentano e alla fine esplodo con un grido di esultanza che rimbalza sulle pareti.
Fare sesso bendata aumenta ogni sensazione, è un’esperienza paradisiaca.
Vengo, ma lui continua a scoparmi finché il piacere non si trasforma in dolore. Ma io lo accetto perché lo voglio. Io lo accetto perché anche lui lo vuole. Alla fine, il dolore sarà comunque sopportabile, ma gli lascio intendere il contrario. Inizio a lamentarmi, gli dico basta perché ...
... ho capito che quando faccio così gli piace. Lo eccita.
«Non ce la faccio… Non posso…» imploro.
«Sì che puoi» insiste. E per dimostrare che ha ragione prende nuovamente la candela. Gocce di cera calda mi cadono sul ventre mentre inizia ad ansimare. Vorrebbe abbandonarsi all’orgasmo, invece si trattiene.
Mi leva la benda, si allontana da me e mi guarda in un modo che mi spaventa. Capisco cosa ha in mente e stavolta ho paura per davvero. Tiro le braccia, cerco di liberarmi dalle manette, ma è tutto inutile.
Forse una parte di me non vuole realmente scappare.
La promessa di dolore che gli leggo negli occhi mi eccita, non posso farci niente.
Mi toglie la barra divaricatrice e le manette, mi fa alzare e mi mette al centro della stanza in piedi, mi sento priva di forze, tramortita ma sempre più eccitata. Una corda scende da una trave, mi alza le braccia e lega la corda ai polsi, eccomi appesa come una schiava con le braccia in alto e la schiena rivolta al Padrone.
Mi sentivo ormai una creatura senza volontà propria, spettatrice impotente della mia stessa depravazione.
Ha una frusta, diverse volte me l’ha sventolata sotto il naso per spaventarmi, ma fino a quel momento non l’ha mai usata. Non è una frusta vera, è troppo piccola, somiglia più a un frustino.
Si posiziona dietro alle mie spalle, «Ti piacerà» mi sussurra all’orecchio. Visto che sono una neofita mi dà una via di uscita, ossia basta che io dica una parola chiave e smetterà immediatamente.
Mi ...