013 vita al campo
Data: 23/01/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... però, accaddero due cose. Una mi prese il corpo e non fu bella, l’altra mi prese il cuore, e fu bellissima.
Dopo che il branco ebbe riversato dentro di me i secreti della propria lussuria, caddi come morto sulla ghiaia del fiume. I ragazzi restarono immobili intorno a chiedersi cosa mai mi stesse capitando. Fui assalito da forti brividi di freddo. Forse avevo bevuto tanto, forse l’umido del fiume, forse chi sa, forse dentro di me sopravanzava una congestione o forse ancora dentro di me qualcosa o qualcuno supplicava misura ai miei eccessi.
Si che seguitando a tremare, un ragazzo, forse mosso da compassione, levò via la sua maglietta leggera di cotone e con l’aiuto degli altri ragazzi riuscì ad infilarmela nonostante fossi disteso ripiegato del tutto sulla rena. Fui incoraggiato a rialzarmi ma io ricordo che volevo restare così, immobile, a trattenere nella mia nudità appena protetta da quella maglietta quel piccolo lumicino di calore che il mio corpo si ostinava a tenere in vita per tenersi in vita. Ricordo che mi girava tutto. Troppa vodka avevo bevuto e nella pancia non trattenevo solo vodka.
Tuttavia fui imbracciato da alcuni di loro e raggiungemmo i festosi tra i falò del campo dopo una buona mezzora di cammino poiché lo ammetto, incedevo per inerzia e a peso morto, mentre il mio povero ano già rilasciava gli effluvi della miscela di sborra di quegli stessi ...
... ragazzi.
Nessuno si curava di me quando sopraggiungemmo al campo, salvo alcuni degli otto ragazzi ed una donna del capo rom, che si affrettò a ricoprirmi le spalle con una pesante coperta di lana. La donna disse ad alcuni di loro di vigilarmi dopo avermi fatto accomodare su di un cordolo a pochi passi dal fuoco. Poi tornò tra gli altri a ballare.
Il tepore allora mi riportò alla quiete e fu in quel momento che tra le faville del fuoco riconobbi di là, oltre le danze, uno dei ragazzi che avevano fatto man bassa di me.
La luce del falò illuminava il mento, le gote e la punta del naso. Furono i suoi occhi a colpirmi. Nella luce quegli occhi brillavano sotto le sue folte sopracciglia e mi fissavano dolci e preoccupati. Lo riconobbi. Era il ragazzo che aveva levato la sua maglietta per restituirmi calore dal suo corpo. Guardai in basso, vidi che indossavo ancora la sua maglietta.
Mi fece l’occhiolino. Gli sorrisi. Al mio sorriso egli rispose con un sorriso e mostrò alla notte i suoi denti adamantini. E per me fu bellissimo.
I miei occhi si chiudevano e lui fece cenno di si con il capo, ed intesi che nella baldoria avrebbe di certo vigilato sul mio sonno.
Fu bellissimo. Per un istante assaggiai l’eterno e per un solo istante, io mi sentii amato.
E così mi disposi supino avvolto nella mia coperta.
E mi addormentai. Felice.
HUNGARIAN RHAPSODY
Autobiografia di un libertino.