013 vita al campo
Data: 23/01/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... Maddalena ma loro non so perché, si ostinavano a chiamarmi Cacà, che credo nella loro lingua volesse dire Maddalena per l’appunto e non di certo merdaccia, spero.
Siccome si ostinavano però a darmi della Cacà, io un bel giorno chiarificai la mia posizione, e dissi loro basta. Dissi testuale: basta, io sono la Maddalena, dunque lapidatemi.
La risposta fu immediata, mi scaraventarono un tavolo da picnic sulla faccia con tanto di imballo ed evidentemente rubato alla Coop. Son sicura di questo guarda perché c’era il prezzo con tanto di scritta. Coop.
Non mi piacque molto.
Quando alla sera il campo si ripopolava di uomini allora l’aria cambiava.
Ricordo che nel villaggio fu organizzata una delle tante sordide feste all'aperto con tanti fuochi, grigliate, maschi e cani randagi.
Le donne mi avevano preso a ben volere. Ogni qual volta uno dei loro maschi picchiava una di loro io coraggiosamente accorrevo e facevo subito la scema, la paperella, la checca insomma. Non che io fossi checca. Noooo. Ma avevo intuito che questo mio modo di fare stemperava gli animi collerici dei maschi e tutto questo rasserenava le donne, tanto che anche loro nei festini prendevano parte con più predisposizione d’animo, contribuendo a fare di me la scema del villaggio, e tollerando i pubblici bocchini a cazzi ubriachi che menavo di qua e dellà.
Passavo di cazzo in cazzo mentre si suonava e si ballava alla luce dei falò, e non ero poi così a disagio messo a quadrupede perché non ero ...
... solo, ma in compagnia di molti maschi, per altro discretamente puliti, perché non si pensi che l’igiene intima degli zingari sia del tutto deficitaria.
Con me c'erano dei cani che mi annusavano nelle mie pregiatissime attività di bocca. Ecco, quelli mi davano un attimino fastidio. Qualcuno di loro mi annusava i genitali, mostrava curiosità per i miei odori rettali e tentava l'assaggio, ma Knifo, un nano balordo con il debole per i culi odorosi, li scacciava via e mi stava di impaccio tra le chiappe leccandomi il culo e sorseggiando vodka.
Ogni tanto sopraggiungeva qualche sputo, la verità, o torsolo, o buccia di frutta, lanciatami mai con disprezzo ma per gioviale scherno di burloni, che personalmente gradii moltissimo in quella nostra comune ilarità.
Avvolte mi lanciavano i cani addosso ed io correvo, accidenti se correvo. Strillavo e correvo, e i cani inferociti mi inseguivano e io a zigzagare tra i falò urlando oddio sono cristianaaaaaaa!!!
Ma allora tutto questo non so perché piaceva. Che ti posso dire. Urlavano e ridevano tutti come dei gran matti, erano un centinaio di mattacchioni con una gran voglia di sfrenarsi alla sera dopo penosi furti o pescaggi tra i rifiuti urbani, e fa niente se non capivo il loro idioma, io mi ci divertivo e basta.
Qualcuno mi dava della zozzona, anzi no, "a sozzona", segno che nell'orgoglio rom c'è della volontà esordiente di integrarsi con la lingua italiana. Questo è sociologicamente importante.
Passando di cazzo in cazzo, ...