1. Timido e puttana


    Data: 18/09/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: Foro_Romano, Fonte: Annunci69

    ... forma.
    
    Stava parlando col gestore del bar e, ad un certo punto, disse che aveva bisogno di pisciare. Si allontanò per andare dietro un grande cespuglio per espletare la sua esigenza, benché ci fossero vicini i bagni pubblici. Non so neanche io che mi è preso in quel momento (o forse lo so troppo bene). Fatto sta che ho cambiato strada in modo da passargli accanto ed ho potuto ammirare il suo pisellone mentre se lo stava rimettendo nei pantaloni. L’ho guardato estasiato e lui, come se niente fosse, mi ha detto “Che c’è? Tutto bene?”, ed è tornato al bar. Io non ho risposto. Ero imbarazzato ma l’istinto mi ha fatto rimanere lì e, quasi per gioco, con la scusa di compare un lecca-lecca, l’ho sfiorato al bancone e mi sono seduto sulla panchina di fronte.
    
    Lui non mi ha degnato della benché minima attenzione. Ha continuato a bere, a messaggiare col telefonino, mentre io leccavo sfacciatamente nella sua direzione. Poi, un paio di volte si è girato dalla mia parte e mi ha lanciato uno sguardo duro, da maschio che ha capito il mio desiderio di leccare tutt’altro e si è massaggiato il pacco ma è tornato a parlare col gestore e a darmi le spalle.
    
    Quando però è tronato a girarsi, io mi sono alzato e mi sono diretto verso i bagni, lentamente. Ogni tanto mi giravo e vedevo che, con la birra in mano, mi seguiva però poi non l’ho visto più. Allora, deluso, mi sono seduto su una panchina fuori dell’ingresso dei bagni. E’ stato allora che è spuntato fuori dalle siepi, mi ha ...
    ... guardato e mi ha detto “Ehi, che avimmo a fa’?” a voce alta (abito nel napoletano e questo è l’italiano che conosceva).
    
    Il suo tono mi era sembrato abbastanza feroce ed ho avuto paura sicché, imbarazzatissimo al pensiero che qualcuno lo avesse sentito rivolgersi così a me, tornai a sedermi alla panchina davanti al bar, combattuto tra il rimanere lì o andarmene. Ma la voglia di cazzo è più forte della mia timidezza e non mi sono mosso, col cuore in gola, come tenuto da una forza invisibile. Ho continuato a guardarlo con occhi che certamente esprimevano un misto di desiderio, timidezza, voglia di sottomissione.
    
    Ad un certo punto sono arrivati altri neri, suoi amici, col quale ha cominciato a parlare e bere. Uno in particolare sembrava più amico degli altri. Alto, magro, capelli lunghi, con una bici. Hanno cominciato a parlottare tra loro, mentre gli altri sono andati via. Gli deve aver detto qualcosa di me perché, ogni tanto, lanciavano uno sguardo nella mia direzione, di sfuggita, e si massaggiavano il pacco.
    
    Ho avuto coraggio. Ho trovato la forza nella mia troiaggine. Mi sono alzato e mi sono diretto ancora una volta verso i bagni. Sono stati più veloci di me e mi si sono parati davanti sull’ingresso.
    
    Il secondo mi ha chiesto che cosa volevo e io “Nnnniente”.
    
    “Come niente? Questo non lo vuoi?”, toccandosi e piegandosi all’indietro per offrirmi il suo pacco.
    
    Ebbi paura. “Niente. Adesso devo andare. Devo prendere il bus. Devo andare”.
    
    Il primo mi ha guardato ...