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MAI FIDARSI DELLE APPERENZE
Data: 05/09/2020, Categorie: Erotici Racconti, Racconti Erotici, Autore: wenona_borslav, Fonte: RaccontiMilu
... Stringo gli occhi. Ancora con la sua mano fra le mie chiappe. ‘Mettila lì’ mi ordina Agnese indicandomi un lungo tavolo di acciaio. Io obbedisco deponendola delicatamente su quel tavolo mentre sento il cazzo durissimo nei pantaloni. Mi sento distendere su una superficie dura. Per un attimo penso sia un letto. La vedova getta un’occhiata verso di me l’erezione è evidente a lei non dispiace affatto. Si, deve essere per forza un letto. Uno scomodo, ma è sicuramente un letto penso. Almeno posso rilassarmi un attimo Mi si avvicina “Brava nonna’ottima idea’adesso vattene e lasciami riposare un pò” Mentre sono in piedi vanti al tavolo su cui è distesa la poliziotta la guardo. ‘E’ bella vero?’ ‘Si’ rispondo seguitando a fissarla ‘si è molto bella’ Io cerco di girarmi sul fianco di sinistra, la posizione in cui dormo di solito. Metto le braccia sotto la testa a farmi da cuscino. Così facendo involontariamente mostra ancora meglio il suo culetto. E piego le gambe. Ho bisogno di riposare solo cinque’minuti’ Agnese nota che lo sto fissando. “Andatevene fuori i coglioni adesso’ lasciatemi sola” ‘Ti ha fatto effetto eh tesoro?’ Li sento parlare maledetti stronzi, non se ne vanno penso. Vorrei dormire ma non riesco veramente. In realtà è come se stessi dormendo. Ma sono anche lucida abbastanza comprendere alcune cose. Le voci pere esempio. I contorni delle cose invece sono sfuocati. Io non riesco a distogliere ...
... lo sguardo da lei vedendola lì così, distesa e mezza addormentata su quel tavolo d’acciaio. . E’ la voce di Agnese a richiamarmi alla realtà. ‘Federico! Sveglia! Aiutami dai’sbrighiamoci prima che l’effetto del sonnifero svanisca’. Soltanto allora capisco il motivo dell’improvviso malessere della poliziotta. Un sonnifero! Agnese aveva previsto tutto. Ogni cosa, da quando le avevo detto che lei sarebbe venuta a casa nostra questa sera. Da sola, a fine turno. E solo allora riesco a distogliere lo sguardo da lei e mi rendo conto meglio della stanza in cui mi trovo. Una stanza senza finestre. Scaffali lungo alle pareti; una sola grande lampada di luce fredda sopra il centro del tavolo. E solo allora noto con stupore che il tavolo di acciaio non è un normale tavolo. A entrambe le estremità dei quattro angoli ci sono dei robusti bracciali di cuoio ai quali si collegano dei sottili ma resistenti cavi metallici a loro volta collegati a dei rulli di arrotolamento. Il tutto è gestito da un piccolo ma potente motore elettrico. La voce della vecchia vedova mi scuote di nuovo come una frustata. ‘Federico! Ti ho detto di darti una mossa. Ti sei imbambolato? Aiutami a legarla prima che riprenda le forze, sbrigati. Avrai tempo dopo di stare a contemplarla. Prima però la dobbiamo girare a faccia in giù’. Agnese si muove rapida. E’ già dietro di lei. Dopo averla girata all’ingiù con apparente facilità le solleva il braccio sinistro oltre la testa, decisa e rapida e in pochi gesti ...