1. L’amorale della storia


    Data: 26/07/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: Foro_Romano, Fonte: Annunci69

    Domenico è un ragazzo di provincia. Vive in un paesino di poche anime ma abbastanza vicino ad una grande città del nord, dove non era però mai stato. Solo pochi abitanti vanno in città per lavoro, di solito i figli dei contadini che hanno studiato. Lui si è fermato alla media e fa quello che ha sempre fatto: aiutare i nonni e la madre nella conduzione della loro fattoria. Non ha padre. O meglio, ce l’avrebbe ma i genitori si sono lasciati quando lui era piccolo e non l’ha più visto. Aveva appena due anni e gli rimane solo un vago ricordo del genitore. La madre si è risposata e gli ha dato una sorellina che ha pochi mesi. Il patrigno è proprietario della farmacia del paese e le loro condizioni economiche sono abbastanza buone.
    
    La madre ha sempre parlato male del padre naturale, ma non ha mai detto chiaramente per quale motivo si erano lasciati. A Domenico è sempre sembrato che esagerasse e quella sua reticenza a dire come erano andate effettivamente le cose non gli andava giù. Voleva sapere la verità ma, tra la scuola prima e il lavoro nei campi poi, non aveva potuto cercarla.
    
    Compiuti i venti anni, però, prese la decisione di andare a cercare il padre e sentire la sua versione dei fatti. Sapeva che viveva in città e, con la scusa di andarsi a cercare un lavoro, partì per l’incognito.
    
    L’impatto con la metropoli fu traumatico. Quanta gente indaffarata, agitata, nervosa! Tutt’altra cosa con gli abitanti delle sue valli. Quanta luce, quanti negozi, quante vetrine, ...
    ... quanto traffico! Si sistemò in una camera ammobiliata in un appartamentino dove vivevano altri due ragazzi un po’ più grandi di lui. Fece subito amicizia e uno di loro gli trovò pure un lavoro: commesso in un negozio di alimentari.
    
    Quando fu in confidenza, raccontò loro il vero motivo del suo trasferimento e quelli lo aiutarono anche in questo. Tra congetture e tentativi, finalmente riuscì a sapere il telefono del padre. A quel punto gli sorsero di nuovo dei dubbi: faceva bene o male a presentarsi a lui, a dirgli “Sono tuo figlio”? Sarebbe stato contento di incontrarlo o l’avrebbe allontanato in malo modo? In tal caso, la delusione sarebbe stata cocente e non sapeva se l’avrebbe sopportato.
    
    Era tanto indeciso che il passo lo fece uno dei suoi coinquilini. Un pomeriggio, sul tardi, stavano parlandone e quello, senza pensarci due volte, prese il telefono e digitò il numero, mettendo il vivavoce.
    
    “Buona sera. Parlo col signor Osvaldo? Ecco, io sono Alessandro. Non ci conosciamo. Sono amico di suo figlio Domenico”. Dall’altra parte, per un po’, il silenzio.
    
    “Davvero! Domenico, dice? Mio figlio Domenico?”
    
    “Si, proprio lui”.
    
    “E’ successo qualcosa? Mi dica. Perché mi ha telefonato?”
    
    “No, niente, tutto bene, solo… lui ha timore a parlarle”.
    
    “Ma perché? Mi farebbe tanto piacere conoscerlo. Me lo può passare?”
    
    “Eccolo”
    
    “Pronto?... Papa?” Quella parola agitò l’animo di tutti e due.
    
    “Domenico, sei proprio tu?”
    
    “Si sono io”.
    
    “Figlio mio, finalmente! ...
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