Ricordo di un’estate
Data: 21/07/2020,
Categorie:
Etero
Autoerotismo
Autore: dolcemaliziosa89, Fonte: RaccontiMilu
... mese e mezzo dopo che Deborah se ne fu ritornata in città, io e Gabriele, ormai ufficialmente fidanzati, decidemmo di avere la nostra prima volta profittando dell’assenza dei miei genitori. Allora forse non sarei più stata condannata a immaginare la dimensione dispiegata di migliaia e migliaia di possibili finali senza averne l’esperienza sulla mia pelle.
Rammento come mi svegliai quel sabato. Riposavo con una mano sotto il cuscino, respirando leggera e lieve con l’innocenza di una bambina. Avevo maldestramente lasciato la tapparella della mia stanza non completamente abbassata e così il sole d’inizio autunno lambì il mio viso, carezzandomi dolcemente e dando il via al flusso ininterrotto dei sensi e delle immagini loro rimando. Mi svegliai già col cuore in gola, la felicità offuscata da un’altalenante preoccupazione sulla serata che avrei vissuto e che mi avrebbe reso donna. Ero tutta un groviglio di sensazioni, così ora mi proiettavo nell’ebbrezza e nella malia che mi pervadevano, ora mi sentivo schiacciata dalla commozione e solcata da un afflato lirico-sentimentale. Infine v’erano bandoli di pura tensione, quasi fossi inghiottita da un gorgo angosciante, dinanzi alla lucida e paradigmatica consapevolezza che stavo superando il punto di non ritorno Sarei diventata davvero donna, a 18 anni. Un’età fino a qualche anno fa normale, ma ora considerata ritardataria. Eppure, pensavo, è stato giusto così. Perché avere rimpianti? Perché dispiacersi di non aver affrettato ...
... quella magica transizione assaporando tutti fremiti degli attimi in divenire con rinverdita maturità? Perché rincrescersi di aver atteso che il tempo mi avesse donato l’amore?
Avevo preferito non confidarmi con nessuna mia amica, solo a Deborah confidai ciò che avevamo deciso. In ultima analisi era stata lei a farsi pronuba consegnandoci l’una nelle mani dell’altro consentendoci di superare le reciproche timidezze e le mie ossessioni, sottraendomi alla mia nostalgia di perfezione per indirizzare l’eterno anelito verso un ragazzo imperfettissimo, ma perfetto per me. Sapevo di doverle molto: mi aveva salvato nei riguardi dell’infimo e del brutto, insegnandomi a difendere i lati più innocenti e peculiari di me. Ormai era più d’una sorella di sangue per me. Mi vergognavo moltissimo per ciò cui mi ero abbandonata durante quella nottata impetuosa e scandalosa: era ancora un ricordo indelebile, pari ad una fitta dolorosa, ma preferisco essermi abbandonata a questa forma di follia esibizionistica e lasciva che ad altre ben più nocive. Alfine, avevo custodito gelosamente la mia interiorità non permettendo ad alcuna lama volgare di configgersi nella mia carne. Io, Virginia, così gelosa di me stessa.
Dopo pranzo i miei partirono e io iniziai a prepararmi, sempre più emozionata e fremente. Dopo la doccia mi avvolsi languidamente nel morbido accappatoio violetto, asciugandomi. Poi decisi di vestirmi dinanzi al grande armadio a specchio dove avevo dato di me stessa osceno spettacolo. Ero ...