La debolezza e la perdizione
Data: 20/07/2020,
Categorie:
Erotici Racconti,
Sesso di Gruppo
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Tradimenti
Autore: VittorioV, Fonte: RaccontiMilu
L’appuntamento era per le dieci della mattina e io mi feci trovare pronta. Marcello, il collega di mio marito, pretendeva anche quello da me. Come ero finita in quella situazione?
Semplice, un momento di debolezza. Una serata con qualche bicchiere di troppo. Un’occhiata, uno sfioramento, una sorta di permesso a entrare dalla porta, o almeno a provarci.
Marcello non ci aveva messo troppo a provare a sfondarla, quella porta. Il doppio senso non è voluto e non fa ridere, ma tutto sommato visto come si sono messe le cose successivamente, ci sta bene,
Marcello venne qualche giorno dopo quel primo accenno di flirt. Mio marito ovviamente non c’era, lui ne conosceva gli orari e le trasferte, aveva gioco facile. Mi scopò in cucina, brutalmente. Ma mi piacque, eccome. Gli piacevano le mie carni abbondanti, il mio seno pieno, il mio culo. Anzi culone, come lo apostrofava lui. Non ho il culone, non sono grassa. Sono quella che si definirebbe curvy, o una donna normale, non da cartellone pubblicitario o copertina di rivista patinata.
Mi scopò quel giorno e ancora altri, anche con incursioni molto brevi. Un pompino in macchina, una masturbazione selvaggia e proibita a me sotto al portone. Un’inculata in cantina.
Era un porco severo, pretendeva. Ma al mio corpo regalava momenti devastanti di goduria. Sporca e penosa, lo ammetto. Ma godevo di quella sozzeria.
Quel giorno però aveva in serbo altro, qualcosa che non avevo ancora mai provato prima.
Mi portò in una ...
... casolare in campagna, appena arrivammo con l’auto vidi alcuni uomini osservare il nostro arrivo, guardarci. Si muovevano in piccoli gruppi, segno che erano stati scelti non tutti insieme, non tutti provenienti dallo stesso giro. Potevano essere una ventina, ma c’era un discreto vai e vieni dalla porta del casolare, e il conto esatto non lo riuscii subito a fare.
Non mi accolsero con applausi, e nemmeno un baciamano. Niente fiori, niente sorrisi, anzi sembravano indossare un ruolo da aguzzini, più che da amanti.
Marcello invece mi riempiva di premure, fremava anche lui di quella situazione. Lo sentivo dall’insistenza con cui mi toccava, mi baciava. Era elettrico, persino lui che di solito non faceva trasparire emozioni tremolanti.
Eccomi lì, quindi, l’animale da sacrificare.
Ci spostammo tutti nel cortile, dove era stata preparata la scena del macello. Io ero la bestia.
Una specie di giogo stava al centro, con uno scaletto foderato e dotato, che gentiluomini, di un cuscinetto. Subito capii che ci sarei dovuta stare parecchio, lì poggiata.
Alcuni uomini bevevano birra, altri fumavano. Un paio avevano già il cazzo di fuori e se lo menavano guardandomi.
-Spogliati.
Marcello mi prese la borsa e poi ogni indumento che andavo a togliermi. Lo posava su una sedia e poi tendeva le mani aspettando il successivo.
-Gli occhiali li tengo?
-No, toglili.
-Non mi far sborrare negli occhi, ti prego.
-Non c’è il rischio.
Subito non capivo quella pronta risposta, ...