La moglie schiava - cap. 1
Data: 12/04/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Miss Serena, Fonte: EroticiRacconti
... davanti a lui. Anche se non era certo la prima volta che mi vedeva senza niente addosso, mi sentivo a disagio e coprì la mia intimità.
“Ma guarda questa puttana ora si copre, che fai ti vergogni.”
“No è che non so cosa fare.”
Il suo schiaffo mi prese in pieno volto facendomi girare la faccia.
“Come ti ho detto che mi devi chiamare puttana.”
“Padrone.”
“E allora perchè non lo fai stupida.”
“Mi scusi Padrone, non succederà più.”
“Lo spero bene perchè ogni volta che lo farai ti punirò, ora vieni qui che mi diverto col tuo sporco culo rotto.”
Prima di sedersi sul divano prese una racchetta da pin pong, alla quale non feci neanche caso e mi misi davanti ad Alfredo.
“Come mi devo mettere Padrone.”
“Pancia sulle ginocchia e gambe aperte.”
Mi sistemai come lui aveva richiesto sentendomi un po' stupida, da bambina mio padre non mi aveva mai sculacciata e mi veniva quasi da ridere a pensarci. Ma una volta che lui fu pronto il mio mezzo sorriso sparì subito.
Prese a colpirmi sulle natiche con forza, sentivo continuamente la pala della racchetta sulla pelle e
ben presto inizia a lamentarmi.
“Così mi fai male.”
“Taci troia questo è solo l'inizio e poi ricordati il tuo ruolo.”
“Ti prego abbi pietà.”
Ma più parlavo e più mi colpiva con violenza, mi teneva ferma per la testa con la mano sinistra spingendola in basso, mentre con la destra mi colpiva senza nessuno scrupolo.
Iniziai a supplicarlo di smettere, ma più lo pregavo e più lui ...
... mi colpiva con violenza, fino a smettere quando fu esausto. Avevo il culo in fiamme, mi girai solo un attimo per guardarlo e quasi non potevo credere ai miei occhi, era completamente violaceo con il solo solco ancora del suo colore naturale.
“Vammi a prendere una sigaretta e in fretta.”
Cercai di muovermi, ma non mi sentivo le gambe, allora Alfredo mi tirò giù come un sacco di patate.
“Se non riesci a camminare striscia come un verme, ma muoviti.”
Inizia a muovermi sulle braccia, i pochi metri che mi separavano dal tavolo sembravano kilometri, ma riuscii a prendergli il pacchetto e l'accendino e portarglieli.
“Mettiti in ginocchio mentre fumo, non credere che sia finita così”.
Quello che mi metteva più paura era il suo tono, era freddo, quasi glaciale, non lasciava trasparire nessuna emozione, neanche un po' di rabbia o soddisfazione.
Quando ebbe finito mi prese per i capelli e mi portò sul divano fino a mettermi a carponi, quindi riprese a battermi.
“Basta ti prego, non ce la faccio più.”
“Zitta puttana, pensa a quanto ti piace farti sfondare il culo.”
“Ti supplico...”
“Allora pregami di sfondarti il culo.”
Si fermò per un attimo poi mi diede un colpo fortissimo che mi butto in avanti.
“Allora pregami troia.”
“Ti prego di sfondarmi il culo.”
Un altro colpo sull'altra natica mi fece quasi perdere l'equilibrio.
“Come ti ho detto che mi devi chiamare puttana ?”
“Padrone la tua puttana ti prega di sfondargli il culo.”
Dopo ...