1. days:hours:minutes - La versione di Marla


    Data: 09/05/2020, Categorie: Masturbazione Maturo Comici Autore: gimbogym, Fonte: xHamster

    ... letteramente di squartarmi. Dissi basta. Accettai il primo invito a cena che mi porsero. Era un cliente della ferramenta in cui lavoravo tutti i pomeriggi. Gli piacevano, diceva, i modi rudi che usavo con i clienti. Clienti abituali e testati, naturalmente. Mica con il primo che entrava, altrimenti mi avrebbero cacciato all'istante. Volevamo entrambi la stessa cosa. Uccelli ne avevo visti tanti sui giornaletti che rubavo nell'edicole degli ipermercati ma non ne avevo mai ne visto ne tantomeno toccato uno vero. Era carino. Si, lui era un bell'uomo di quasi cinquant'anni, molto tirato, un vero fascio di nervi forgiato dalla campagna. Successe nella sua rimessa per gli attrezzi. Io mi ero vestita di tutto punto e lui pure. Letteralmente irriconoscibili. Cena semplice in una trattoria a trenta chilometri dal paese, qualche bicchiere di vino della casa ed io che non scostai mai la gamba ogni volta che lui, volontariamente o no, strisciò la sua contro la mia. Accettai di andare a vedere la motozzappa che gli era arrivata dalla Cina quella settimana. Finii su un pianale carico di teli protettivi antigrandine, a gambe divaricate e con le mutandine attorcigliate ad una caviglia. Aveva un bel ceppo intarsiato di vene pulsanti. Mi piacque impugnarlo e non resistevo più dalla voglia di sentirlo dentro. Successe in un attimo. Nessun dolore. Solo calore fortissimo che salì dalla pancia fino alle guance. Uno, due, tre e... come dicevo, scoppiai a piangere. Lui si fermò ed io lo tirai ...
    ... immediatamnte dinuovo contro di me. No, non te ne andare, continua. Lui, interdetto, esitò. Premuroso, mi chiese cosa mi fosse successo. Io, imbarazzatissima, non ebbi il coraggio di dirgli, sciocca a ripensarci, che ero semplicemente già venuta. Dissi solo di continuare. Lui mi chiese se non mi stesse piacendo. No, no, mi piaceva eccome. Che vergogna, continuavo a frignare. Si tranquillizzò, per così dire, e fu una furia che mi sconquassò le viscere. Venivo, venivo a ripetizione e piangevo senza sapere, a un certo punto, se ancora per la stessa stupida vergogna o chissà chè.
    
    Chi abita in un paesino lo sa bene. Ci possono essere situazioni in cui o decidi di andar via oppure rimanere, marchiata, a fare una vita di m***a.
    
    Il titolare della ferramenta mi diede la liquidazione e mi mandò via perchè mettevo a repentaglio gli affari. Le signore del paese non compravano più ed obbligavano mariti, figli e nipoti a svenarsi nel grande magazzino di bricolage a venti chilometri dal paese.
    
    Ovunque andassi mi ridevano dietro. Qualcuno si spingeva oltre scimmiottando il pianto di un bambino.
    
    E così lasciai il paesello per la grande città.
    
    Trovai quasi subito un lavoro come manutentore del verde urbano. Pagavano una miseria per il costo della vita in quel posto. Andai avanti incazzata come una iena per circa due anni. E incazzata come una iena mi misi a cercare un altro lavoro. Feci l'addetta alle pulizie in un albergo, stessa paga da fame. Entrai in una fabbrica di pneumatici e ...
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