Godere nella vergogna xii
Data: 06/04/2020,
Categorie:
Etero
Autore: sesamoandmia, Fonte: Annunci69
... invece ero nuda.
La mia immagine era chiara e inequivocabile. Ma non riuscivo a ribellarmi, camminai in silenzio col capo chino. Cercai di avvicinarmi a Gaston sperando in un suo aiuto, ma lui si scostò da me facendomi sentire ancora più umiliata. Non gli importava se mi vergognassi, anzi la cosa sembrava fosse una sua prerogativa, non solo ma il suo principale scopo.
“Non penserai che cammini vicino ad una zoccola, – disse con tono quasi dispregiativo – ti sei vista bene? Devi imparare ad esibirti sempre in modo così laido.”
Usava quel tono duro e distaccato a cui ormai stavo imparando a sottomettermi con remissività sempre più grande. Così cedetti, malgrado lo smarrimento che provavo, alla prospettiva di prestarmi a quell’esibizione pubblica. Avevo già accettato di mostrarmi nuda ma ora lìdentro era diverso ero completamente nuda con indosso solo calze e reggicalze un feticcio sessuale che voleva accentuare a mia disponibilità. Qualche passo e fui completamente in pasto a tutti gli avventori.
Mi fermai, mi sentii oltraggiata e umiliata, mentre una lacrima mi bagnava una guancia, ma in fondo era proprio questo quello che avrei dovuto prevedere. Non avevo forse accettato fino ad allora tutto quello che mi si chiedeva? Mi sorpresi addirittura per una sorta di eccitazione che mi stava prendendo. Mi resi conto che più venivo umiliata e più ero spinta verso il degrado, più mi sembrava di godere e forse non era solo una sensazione.
Sentivo gli sguardi di quegli ...
... uomini, li sentivo curiosi e anche eccitati. Mi sentivo ancora più nuda, forse ancor più di quanto lo sarei stata senza nemmeno le calze e il reggicalze.
Ci avvicinammo al bancone del bar. C’erano degli sgabelli alti, su cui erano seduti tre neri, poco più in là un signore di circa sessant’anni parlava col barman e un cameriere.
Gaston si sedette tra i neri e quell’uomo che salutò come se fosse una sua vecchia conoscenza. Io rimasi in piedi davanti a loro.
I due si misero a parlare guardandomi ogni tanto. Restai col capo chino cercando di guadagnare un punto più nascosto del bar senza però potermi allontanare. Poi, all’improvviso, Gaston mi chiamò, mi fece cenno di avvicinarmi e di mettermi tra lui e quello sconosciuto che misorrideva,forse perché anche un po’ alticcio. Mi prese per mano. Tremavo,ma non riuscii a ribellarmi neppure per un attimo, e con tono trionfante si rivolse agli altri dicendo che gli sembravo la più troia di tutte e che meritavo un trattamento di favore. Anche le altre puttane in mezzo a loro sorridevano, e per quanto fossero vestite volgarmente, erano pur sempre presentabili mentre io ero l’unica in quel gruppo completamente nuda.
Freddamente Gaston mi disse di chinarmi in avanti. Lo guardai incredula senza capire il perché di quella richiesta. Guardai il suo amico che aveva un’espressione compiaciuta.
Gaston mise una mano sulla mia spalla e mi spinse ripetendo il suo ordine.
Senza avere la forza né la volontà di ribellarmi. Mi mossi ...