1. La mia sottomissione


    Data: 25/03/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: maximilian23, Fonte: RaccontiMilu

    ... addosso quella cosa, fu proprio lei a decretare l’inizio della mia castità e la fine delle mie erezioni, fu una cosa ancora più umiliante. Tornammo a casa della Padrona, indossavo i vestiti che avevo quando eravamo usciti, ma in più avevo addosso la gabbietta. Ero frastornato, confuso, pensieroso, in un altro mondo. Quando ritornai lucido o quasi, guardai le scarpe col tacco della Padrona, mi eccitai, partì un erezione. Fu subito stroncata dalla gabbietta, faceva male tanto al mio cazzo quanto al mio orgoglio maschile. Una volta in casa misi le borse in una camera e, quando tornai, vidi che la Padrona aveva attaccato la chiave della gabbietta ad una catenina che si era messa al collo; rimasi a bocca aperta e sentii la mia forza di volontà rompersi in mille pezzi. Ora ero veramente in suo possesso. Mi fece mettere a novanta, mani dietro la testa, ed iniziò a colpirmi con il frustino; era la mia punizione per il cordino slacciato. Il difficile fu mantenere l’equilibrio in quella posizione, il male non lo sentivo molto, i colpi mi parevano lontani tanto ero in una sorta di mondo parallelo e concentrato sulla perdita della mia virilità. Si mise davanti a me, aveva indossato lo strapon, iniziai a spompinarlo come fossi un automa, non potevo e non riuscivo a metterci passione in quel momento; la Padrona se ne accorse e con tono offeso mi disse: ‘non ti piace prendere in bocca il cazzo della tua Padrona oggi? Sei proprio una nullità..peggio per te!!’ e così dicendo si mise dietro ...
    ... di me, prese i miei fianchi e mi infilò il cazzo di gomma bagnato solo della mia saliva. Trasalii, mi fece un male cane, tornai in me, mi sembrava che mi potesse sfondare la pancia da un momento all’altro; i colpi si fecero sempre più forti e decisi, le gambe iniziarono a cedermi, iniziai a supplicarla di smettere, ma niente, non accennava a fermarsi, mi accompagnò verso terra fino a che non fui a quattro zampe, restando sempre dentro di me e riprendendo a sfondarmi. Le lacrime cominciarono a solcarmi le guance, non ce la facevo più. Cedetti ancora. Mi ritrovai steso a terra, distrutto ed umiliato a fissare il pavimento Il weekend successivo stentò ad arrivare; andare al lavoro con il cazzo nella gabbietta era particolarmente scomodo, ma soprattutto mi faceva sentire osservato e giudicato anche da chi, in realtà, mi ignorava totalmente. Il venerdì dormii da Cristiana, diceva che la mattina avremmo avuto da fare. Così, il sabato, dopo aver preparatole la colazione misi i vestiti che mi aveva preparato per uscire: dei jeans, una t-shirt, un perizoma in pizzo e delle autoreggenti. Anche se continuavo a sentirmi in imbarazzo, ovvero quello che lei si aspettava che provassi, iniziavo piano piano a sentirmi a mio agio con degli indumenti femminili addosso e soprattutto nascosti. Ci recammo ad uno spaccio di calzature fuori città; era presto e forse per questo il negozio era deserto. Ci dirigemmo verso il reparto con le calzature da donna ed iniziammo a girare tra gli scaffali. Ben ...
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