1. Sverginata a 17 anni in barca (3, ricordi liberi)


    Data: 24/03/2020, Categorie: Feticismo Prime Esperienze Trans Autore: AngelicaTrav, Fonte: xHamster

    NOTA: INUTILE CHE LEGGIATE QUESTO "RACCONTO" (IN REALTÀ RICORDI SPARSI) SE NON AVETE LETTO LA PARTE 1 E 2!
    
    Come detto il ritrovamento di alcune vecchie foto (analogiche quasi tutte fatte con Polaroid che avevo nascosto fin troppo bene) che mi fece lo "zio" Roberto a Lavinio durante i nostri incontri, hanno s**tenato un turbinìo di sensazioni, ricordi, eccitazioni sopite che hanno generato il racconto (diviso in 2 parti per ragioni pratiche) che spero abbiate letto. Ora aver raccontato quella esperienza così marcante per me mi ha fatto ricordare tante altre cose, e rivivere sensazioni, scopate e relativi luoghi.
    
    Anche in questa occasione rinnovo il mio amore per quell'uomo che non vorrei venisse etichettato come uno stupratore senza scrupoli: non mi ha mai usato violenza, potevo dire no quando mi chiese di provare le calze in barca, potevo dire no quando mi disse di rimetterle il giorno dopo e se ero disposta (anzi all'epoca disposto) a metterle per lui ogni volta, potevo dire no quando tornai con lui dopo che a sorpresa mi aveva sborrato in bocca la prima volta, e potevo dire di no soprattutto quando propose di scoparmi la prima volta. Mettendo calze per lui quella prima volta in barca, mi consegnai di fatto a lui e mi affidai a lui.
    
    Dissi sempre si. Forse all’inizio più per affetto (e per puerile paura che lo dicesse ai miei) e per non volerlo deludere, poi dopo le prime scopate (e superato il dolore delle primissime volte) vivevo praticamente aspettando di averlo ...
    ... sopra di me; sapevo che avrei infilato calze -ormai lo facevo con esperta malizia-, avrei spalancato gambe e lui mi sarebbe venuto sopra penetrandomi senza preliminari o esitazioni.
    
    Avevo imparato ad essere meno passiva, quando mi veniva sopra, glielo prendevo in mano e me lo portavo sul buchino (ormai non tanto “ino”), aspettavo che spingesse per sentirmi allargare e riempire di lui, e gli chiudevo le mie gambe dietro la schiena, lo attiravo su di me e lo lasciavo sfogare tutto il tempo che voleva.
    
    La durata della scopata era sempre perfetta, sembrava che avesse il timer regolabile per sborrare: in situazioni “rubate” o in posti “avventurosi” (tipo in macchina o in quella toilette che ho raccontato) veniva rapidamente, quando eravamo tranquilli, magari in barca o in campagna in un posto tutto per noi, mi scopava più a lungo alternando ritmi forsennati a momenti di “vai e vieni” più intensi e lenti.
    
    Se non mi sentivo cambiato (sempre il maschile è d’obbligo) dopo il primo rito delle calze o dopo qualche sborrata in bocca che mi fece, dopo diverse scopate mi sentivo cambiata (il femminile è d’obbligo).
    
    Ad esempio se come ragazzo voglioso ogni tanto prima mi masturbavo in modo classico (normalmente chiamato sega), dopo che mi ebbe scopato/a diverse volte il mio autoerotismo consisteva nell’indossare calze nell’intimo della mia camera e, in piedi o a letto con gambe aperte, infilare 3-4 dita nel culo ormai usatissimo dallo zio, ma anche infilare qualche zucchina o ...
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