1. Il meccanico


    Data: 14/01/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: FringuellinoCaldo, Fonte: Annunci69

    Un altro episodio reale che risale agli inizi della mia carriera di giovane troia (ogni tanto mi torna in mente qualcosa).
    
    Non era molto che T. mi aveva rotto il culo nella “stanza” segreta dell’oratorio.
    
    Come ho già raccontato tempo fa, già subito dopo che mi aveva sverginato si era sparsa la voce che me lo facevo mettere dentro.
    
    Quel giorno sua madre, presente per sbrigare le faccende in assenza dei miei, mi aveva mandato fuori con lui.
    
    T., però, voleva fare i cazzi suoi e mi aveva affidato ad un amico, non era la prima volta che succedeva. Ovviamente questo, mi pare si chiamasse Roberto, una cosa così, non ricordo bene, in questi casi mi inculava, venirmi in culo era il prezzo della sua disponibilità a tenermi con lui.
    
    Eravamo nei pressi dell’oratorio, prima di lasciarmi parlottarono tra loro, Roberto gli diceva che mi avrebbe portato “...da quello, ci ho parlato, siamo già d’accordo, LUI SE LO INCULA, poi si vede...”, percepii questa frase, per T. andava bene, si sarebbero rivisti lì.
    
    Devo dire che Roberto era un tipo tranquillo, faceva le cose con calma, mi faceva salire sopra il suo Ciao, andavamo in campagna e lì me lo faceva accarezzare poi me lo sbatteva dentro tutto quanto piano piano e mi riempiva di sborra.
    
    “Semmai a me dai il culo più tardi, adesso dobbiamo fare un’altra cosa, ci aspettano, dai, sali”, disse subito dopo indicandomi il motorino.
    
    Obbediente mi accomodai sul retro del sellino.
    
    “Andiamo a S.” mi informò mentre ...
    ... guidava.
    
    S. era una frazioncina, un pugno di case ad un paio di chilometri dal paese.
    
    Ci vollero pochi minuti, superò le case e si fermò davanti ad un’officina meccanica, un posto abbastanza isolato, in fondo al villaggio. Lì aggiustavano prevalentemente i mezzi agricoli e quando capitava anche qualche auto.
    
    C’ero stato con mio padre non molto tempo prima, la sua motosega non partiva.
    
    Oltre al titolare, ci lavorava Anselmo (nome inventato), un ragazzo di circa venti, ventuno anni.
    
    Mi ricordai che quella volta che ero stato lì mi aveva guardato strano, mi aveva strizzato l’occhio ridacchiando mentre si teneva in mano il pacco.
    
    Al rumore del motorino di Roberto questo Anselmo spuntò sulla porta: “Bravo, l’hai portato, ti avevo detto che oggi sono solo”.
    
    Era alto e muscoloso, metteva un po’ soggezione.
    
    Era chiaro cosa voleva il giovane meccanico.
    
    Andammo nel retro dell’officina, lì c’era un altro edificio in muratura, più piccolo, entrammo, c’erano degli attrezzi e da un parte una brandina, che Anselmo usava per riposare.
    
    “Dai spogliati, levati tutto che non ho molto tempo” mi ordinò, mentre Roberto si era seduto da una parte a guardare.
    
    Ci misi un attimo, indossavo una maglietta, un paio di shorts corti, degli slippini insignificanti.
    
    “Vai giù”.
    
    Mi posizionai nella consueta maniera, sulle ginocchia, testa sulla branda e culo in alto a disposizione.
    
    “Guarda che culetto liscio e pulito, rotondo, senza un pelo, una signorina” dice Roberto “E’ roba di ...
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