Il tuo soave pensiero
Data: 11/01/2020,
Categorie:
Lesbo
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
La luce di questa mattina è pulita, inedita e per di più scintillante come il cristallo, dato che non si contraddistingue neppure la linea dell’orizzonte, perché si fonde con il turchese del cielo, formando quasi un semicerchio quasi un tutt’uno con il mare che pacifico riposa ancora. Non c’è una nuvola, non una sfumatura in mezzo a tutto questo colore così infinito, solamente un volo di gabbiano dalle lunghe ali bianche con il profumo della salsedine e dell’aria ancora fresca sulla mia pelle e questa luce strana.
Io cammino lentamente respirando tutto lo splendore che ho attorno, di quell’avvolgente e meravigliosa natura dai riflessi chiari e selvatici. Il lino del vestito blu mi stringe addosso spinto dalla brezza mattutina, mostrandomi le gambe abbronzatissime e lisce di chi fa del mare la sua seconda pelle, poiché rimane molto tempo da sola trascorrendo l’estate e parte della vita in una piccola casa, distante a pochi metri dal quel mare che dà un senso a tutto il mio essere.
Lentamente decido di proseguire verso la diga verso quegli scogli alti e bianchi, immaginando di rimanere lì tutta la mattina giocando con il sole, perché la musica che ho dentro ha il sapore dell’eternità. Nel frattempo m’accomodo fra tre pietre lineari e lisce, in parte corrose dal vento dal sapore salato stendendo la spugna con dei gesti lenti quasi antichi. Oggi non ho fretta, il sole mi scalda il viso e le mani, chiudo gli occhi e respiro forte. In quell’istante sento a un tratto una voce ...
... che recita parole che non capisco al primo ascolto, inizialmente sembra un canto o una sorta di suoni ripetuti, cosicché alquanto incuriosita mi sporgo sotto a un gruppo di pietre più sporgenti che quasi toccano l’acqua, perché il suono di quella voce proviene da lì. Distinguo una donna che legge a voce alta un piccolo libro, la sua voce è calma, indiscutibilmente profonda che sembra davvero una musica. Io rimango là immobile nell’osservare quella creatura che sembra non avermi vista, mentre cerco di capire il significato di quella cantilena che accompagna i suoi occhi color nocciola. Lei si gira, mi vede e a quel punto io le annuncio:
“Perdonami, mio malgrado t’ascolto” – le comunico io. Lei mi guarda e sorridendomi divulga:
“T’aspettavo” – mi risponde lei in modo pacato.
In silenzio mi porge la mano, la sua è un’impugnatura leggera ma vigorosa allo stesso tempo che profuma d’ambra, lei ha i capelli scuri e lo sguardo tinteggiato di giada. Indossa una tunica bianca, ai polsi porta dei grossi bracciali di rame, in quanto mi ricorda una dea greca dalla pelle color scura, le braccia lisce e arrotondate che attualmente m’abbracciano tenendomi stretta a lei:
“Ascoltavi la mia nenia?” – mi chiede lei coinvolta e interessata.
“Certo, sì, un poco l’ho fatto, lo ammetto” – le replico io con chiara e lineare franchezza. Il cuore mi batte forte, l’emozione è altissima, perché al presente il mio sguardo è incredibilmente sensuale e azzardato.
“Recito cose che scrivo, ...