Matrimonio Cuck
Data: 08/01/2020,
Categorie:
Cuckold
Autore: bkbkbk, Fonte: RaccontiMilu
... sei?” mi disse “ora chiamo i carabinieri. E tu brutta puttana vai a vestirti” In quel momento rincasò Paolo. Io mi vestii in silenzio e me ne andai. Gli appuntamenti a casa dei genitori di Paolo non si potettero più fare. Giuseppe In quel periodo vivevo a Guidonia, insieme ad un certo Osvaldo un uomo losco sulla cinquantina con precedenti penali. L’affitto era intestato a me, ma pagava tutto lui a patto di non avere rotture di coglioni.
Paolo, quando seppe che avrebbe dovuto portarmi Patrizia a casa mia, con una certa regolarità, fece un po’ di storie. Ma lei era stata scaltra a convincerlo e, qualche schiaffone correttivo davanti a lei lo avevano piegato.
“Te devi rassegnà e nun ce devi rompe er cazzo” gli spiegavo “Patrizia c’ha voja de cazzo e io devo svotà i cojoni… Tanto pure se te incazzi noi scopamo uguale. Impara a pijacce gusto, vedrai che te piace”
“Allora la lascio”
“Nun ce devi nemmeno provà a pensallo. Uno perché lei te vole bene e te vole sposà, due perché se ce provi te rompo er culo…”
Fatto sta che Paolo, tre o quattro volte la settimana, partiva dall’Olgiata dove abitava, andava a prendere Patrizia a Cinecittà e la portava a Guidonia. Puntualissimo, sempre per le 10 e mezza. Aspettava sotto casa per una o due ore, fino a che non mi ero divertito per bene con lei, poi la riportava a casa e rincasava pure lui. Nelle giornate tranquille, senza traffico, con circa quattro ore poteva fare tutto, nei giorni di punta… anche sei ore!
Su ...
... suggerimento di Osvaldo, decidemmo di aiutare il povero Paolo con il “ciproterone”, che Patrizia gli somministrava regolarmente a sua insaputa; la sostanza lo tranquillizzava e lo rendeva docile ed ubbidiente senza farlo soffrire.
Osvaldo per i primi tempi osservò solo questo via vai per casa, ma col tempo mi fece capire che era il caso che anche lui usufruisse di Patrizia. I primi tempi riuscii a svicolare, poi un giorno, quando lei salì ci sedemmo tutti e tre in salotto a parlare.
Osvaldo era il classico macho romano, tatuato, orecchino, viso scavato e perennemente abbronzato. Fisico magrissimo e muscoloso, non altissimo ma molto prestante. Vestiva sportivo, con abiti molto costosi e di marca. Insomma, poteva avere il suo fascino, anche su una ragazza giovane come Patrizia.
“Sei bella, Patrì…” le disse mentre le metteva una mano sulla spalla. Lei mi guardò, in cerca di una rassicurazione. “E’ un amico, come fosse mio fratello… è così solo…” dissi.
Osvaldo fece scendere la sua mano sul seno di Patrizia. Lei era paonazza, come paralizzata, ma visibilmente compiaciuta di quelle attenzioni. Io soffrivo, una gelosia selvaggia mi stringeva lo stomaco; ero impotente, non potevo ribellarmi, non potevo aiutarla. Quando lui liberò il cazzo dai pantaloni e le mise una mano dietro la nuca con l’intenzione di farselo succhiare, lei mi guardò con gli occhi di un agnello sacrificale, “lo faccio per te”, sembrava volesse dirmi. La spingeva con forza sul suo cazzo, duro e venoso, troppo ...