1. Il tormento di un padre (il berretto di mio figlio)


    Data: 20/01/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69

    ... incredibilmente ad Annibale anche se, ad occhio e croce, doveva avere un paio d’anni in più.
    
    Risposi con un cenno della testa e, sbloccando la portiera, lo invitai a montare.
    
    Iryl – questo era il suo nome – era un piccolo efebo ucraino.
    
    I suoi capelli sembravano fili d’oro e, sulla pelle di latte, gli occhi verdi brillavano come smeraldi nel buio della vettura. Le labbra carnose sporgevano lascive tra le fossette delle guance e conferivano al volto una bellezza androgina.
    
    Il ragazzo fu molto diretto e mi chiese subito cinquanta euro.
    
    Io glie le allungai con disinvoltura, come se fossi abituato a quel tipo di pretese, dopo di che avviai il motore, staccai il cervello e lasciai che la macchina mi guidasse nella periferia della città, alla ricerca di un luogo appartato.
    
    Iryl era molto loquace.
    
    Mi parlò di sua madre, di suo fratello, dei suoi amici e dell’importanza dei soldi, ma io non ascoltai neppure una parola di quello che aveva da dire.
    
    I suoi discorsi mi arrivavano confusi.
    
    Riuscivo solo a pensare al cazzo che mi stava scoppiando dentro alle mutande e infatti, quando fummo fuori dal centro urbano, non seppi più trattenermi.
    
    Mi abbassai i calzoni, liberai il sesso dolorante e, rallentata la marcia, invitai il piccolo a succhiarmelo.
    
    Era la prima volta che un uomo mi lavorava l’uccello e mi sentii incredibilmente appagato, come se, alla fine, la parte più sensibile di me avesse trovato la sua casa naturale.
    
    Quando fui certo di essere ...
    ... lontano da sguardi indiscreti accostai la macchina al bordo della strada e cominciai a godermi i colpi di lingua della troia.
    
    “Mmmmh … è buonissimo”. Ripeteva. “È buonissimo”.
    
    Fui sorpreso da quell’attitudine da zoccola.
    
    Era la stessa che mio figlio aveva mostrato dinanzi al totem di carne di Alessandro.
    
    Chiusi gli occhi e, per un attimo, tornai con la mente nel corridoio in cui ero stato quel pomeriggio, davanti alla porta della camera di Annibale, nel momento in cui la sua bocca di velluto aveva ingoiato il glande violaceo del suo amante.
    
    “Sto impazzendo”. Pensai.
    
    Poi lasciai che la mia testa imboccasse quel sentiero proibito.
    
    Immaginai le labbra di mio figlio serrate sul mio membro e sentii i coglioni che si gonfiavano a dismisura.
    
    Mi sfilai il berretto e lo posai sulla testa della piccola troia.
    
    Il ragazzo provò ad alzare gli occhi verso di me, come a domandare cosa stesse accadendo, ma, prima che potesse articolare una sola parola spinsi la mano sulla sua nuca e cominciai a pompargli la minchia in gola.
    
    Lo scopavo come un animale, con lo sguardo inchiodato sul cappellino di mio figlio.
    
    Lui cominciò a mugolare, sopraffatto da quella furia improvvisa, e lasciò che continuassi a ficcare, nonostante i conati e la grossa quantità di saliva che grondava ai lati della bocca.
    
    Dovetti esagerare così tanto che la cagna provò a comunicarmi il suo bisogno di ossigeno affondando le unghie nella carne dei quadricipiti.
    
    Ormai, però, era decisamente ...