Il tormento di un padre (il berretto di mio figlio)
Data: 20/01/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
... dentro alle sue viscere, come aveva detto? O invece non avrebbe mai acconsentito e, semplicemente, quel pomeriggio aveva mentito per compiacere il suo amante?
Ma soprattutto, e al di là delle intenzioni di mio figlio, io, Maurizio Prataioli, avvocato integerrimo e genitore modello, sarei stato realmente in grado di superare quel confine? Sarei riuscito a penetrare il frutto dei miei lombi?
I coglioni mi dolevano per lo sforzo di trattenere l’eiaculazione.
Sospinto da una smania irrefrenabile balzai in piedi e raggiunsi il corridoio.
Mi fermai davanti alla stanza di Annibale, con le braghe completamente calate e il bastone duro che puntava nella sua direzione.
Compresi che ciò che stavo per fare avrebbe potuto cambiare completamente le nostre esistenze ed ebbi la percezione netta della lotta che, dentro di me, il padre stava conducendo contro la bestia.
Avvertii un profondo senso di angoscia e, nell’unico attimo di lucidità di quelle ore, riuscii a soffocare l’urgenza che mi ribolliva nelle vene.
Mi sollevai i calzoni, mi sistemai a fatica l’erezione nelle mutande e mi fiondai all’ingresso.
Ci misi un’eternità per recuperare le chiavi della macchina e, dopo aver indossato il berretto di mio figlio per riparami dalla pioggia, mi precipitai giù per le scale.
Corsi.
Corsi a perdifiato.
Corsi il più lontano possibile dal mio bambino.
E non mi sentii al sicuro fino a quando non fui fuori dal palazzo e non avvertii sulle guance l’aria gelida ...
... della notte.
Guidai a lungo, come un disperato.
La città era deserta e il mio sesso smaniava, ancora incredibilmente teso tra le cosce.
Mi rendevo conto che non dovevo tornare a casa in quelle condizioni, che avevo bevuto troppo e che non sarei stato in grado di controllarmi.
Erano quasi le due di notte.
Mi diressi verso la piazza della città.
Sapevo che dopo il tramonto, al centro della distesa di sampietrini, nella luce suffusa dei lampioni, i chioschi che al mattino ospitavano il mercato si trasformavano in luoghi di perdizione.
Mi era già capitato di scorgere, tra i banchi dei negozianti, alcuni ragazzi dell’est, intenti a fumare nell’attesa che l’auto di qualche facoltoso avventore accostasse per portarli via.
Erano tutti molto giovani ed esibivano una bellezza incredibilmente fragile, destinata a sfiorire nel giro di pochi anni.
I jeans attillati mettevano in risalto le cosce tornite e i glutei sporgevano duri e naturalmente scolpiti.
Percorsi la piazza moltissime volte prima di avvicinarmi al crocicchio dei prostituti.
Infine, col cuore che batteva all’impazzata, mi feci coraggio e accostai l’auto al marciapiede, dove si trovava il ragazzo più giovane del gruppo.
Lui comprese, mi venne incontro e avvicinò il viso sorridente al finestrino.
“Ciao stallone”. Mi blandì con voce effeminata mentre appoggiava la mano sul tetto della vettura e piegava la gamba all’indietro per mantenere l’equilibrio. “Vuoi compagnia?”.
Assomigliava ...