Lo Psicopatico capitolo III
Data: 07/12/2019,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Koss, Fonte: RaccontiMilu
La cagna aveva un nome, lui l’aveva letto nei documenti che teneva in borsetta, ma lui l’aveva chiamata sempre e solo cagna. Lui era organizzato, questa era la sesta, quindi sapeva come doveva muoversi e come trattarla. Nessuna l’aveva denunciato, però, le precedenti, le aveva liberate tutte dopo 24 o 48 ore. Questa era già lì da due mesi, gli piaceva, pensava di non correre pericoli e se la teneva. Sui giornali non c’era scritto niente, la cagna non aveva neanche un cellulare. Era una solitaria, una specie di figlia dei fiori fuori tempo massimo, una che viveva con qualche sussidio e con qualche lavoretto, ogni tanto si faceva una canna, ma non era una drogata. In vacanza dormiva in macchina, quindi non aveva lasciato traccia dei suoi passaggi. Lui l’aveva interrogata e lei era stata sollecita nel rispondere. Nel momento in cui lui aveva stretto un capezzolo tra i morsetti della tenaglia e aveva stretto lei era diventata molto collaborativa. La cagna era strana, ma sana nel corpo e nella mente ed aveva capito con chi aveva a che fare. All’inizio aveva provato a resistere, ma aveva immediatamente capito che se voleva salvarsi e rimanere integra doveva cedere a tutto quello che voleva. Bisogna sempre assecondare i matti le aveva detto molto tempo prima la sua mutti. Sua madre aveva ragione ed in una settimana era diventata la sua cagna. Lui quando andava via la chiudeva nella cantina, quando invece era in casa la teneva al guinzaglio e se la portava dietro. Lui era cosciente ...
... che le stava facendo vedere troppo, le altre non erano mai uscite dalla cantina e quindi avevano poco da raccontare. Questa invece stava osservando e poteva descrivere tutto, ma la voleva sempre con lui, anche mentre lavorava, ne era diventato dipendente. Sapeva che stava commettendo una stupidaggine, ma non poteva farne a meno. Lei ubbidiva e faceva quello che voleva. Lui le aveva detto che prima o poi l’avrebbe liberata e lei a quella promessa si era aggrappata, sperava che prima o dopo l’avrebbe fatto e intanto commetteva le peggiori abiezioni per soddisfarlo. Sapeva che doveva essere brava, ubbidire e non dargli problemi, lui aveva insistito molto su quel punto. Niente problemi altrimenti…, non aveva terminato la frase, ma non ce ne era bisogno. La cagna aveva annuito vigorosamente.
Quando si era svegliata credeva di morire, non si poteva muovere e sentiva che i capezzoli le facevano un male terribile. Aprì gli occhi e si vide. Era legata a terra su un pavimento di pietra, gambe e braccia allargate e legate a dei ganci conficcati nelle lastre. Disegnava una x, aveva la bocca spalancata da una specie di museruola, con un bel buco in mezzo, che le deformava bocca e viso. I capezzoli catturati e tirati in alto da cordicelle che si congiungevano ad una catena che scendeva dal basso tetto della cantina. La catena era robusta, ma i lacci erano sottili, pratici per catturare e stringere i capezzoli. Il seno era in tensione ed i capezzoli erano diventati incredibilmente lunghi ...