Sesso e basta volume 3
Data: 04/11/2019,
Categorie:
Tradimenti
Autore: alebardi, Fonte: Annunci69
... lo sconosciuto. Lo guardai e mi rivolsi alla fata che gli stava seduta in parte: “Ma il tuo amico capisce l’italiano?”
“E che ne so? Senti”, gli chiese rivolgendosi a lui per la prima volta “ma tu parli italiano?”
“Un poco”, ci rispose una voce sicura e profonda.
“Di dove sei?”, continuò la fata.
“Toledo, Spagna. Italiano capisco un poco. Molto similare a spagnolo.”
“Già. Allora, senti, la mia amica vuole andare a scopare in spiaggia con suo marito. Tu che programmi hai?”
Ero sconvolto dalla sfrontatezza e dalla naturalezza con cui l’Elisa stava parlando a quello sconosciuto. E pensare che solo fino a pochi mesi prima tutti la consideravamo una frigida totale. Scambiai uno sguardo fugace con mia moglie e capii che anche lei stava pensando la stessa cosa.
Le dissi mentalmente: “Cazzo, abbiamo creato un mostro!”
Intanto il volto del giovane spagnolo era stato sfigurato da un sorriso che gli partiva da un orecchio e gli arrivava fino all’altro.
“Bueno! Porchè no?”, esclamò con il tono più allegro che avessi mai sentito.
Non ebbi il tempo di pensare. L’Elisa si alzò, lo prese per mano e si avviò verso la spiaggia portandoselo dietro.
Facemmo altrettanto, e mentre li seguivamo venni raggiunto da un sussurro: “Hai capito la mia cuginetta? Direi che si è finalmente svegliata.”
“Già. O è l’effetto dell’alcool, o è l’effetto del sangue che comincia a scorrerle nelle vene.”
Scoppiammo a ridere, e il suono della nostra risata non mi impedì di ...
... sentire che stava chiedendo allo sconosciuto il suo nome, e che quello le aveva risposto “Moreno, ma tutti mi chiamano Momò.”
Non dovemmo camminare molto per arrivare in spiaggia. Ci guardammo un po' intorno, e dopo qualche istante dissi: “Andiamo là.”
Alla nostra destra c’erano diverse barche tirate in secca, e c’era un punto in cui erano state talmente ammassate una addosso all’altra da sembrare una diga. Sicuramente lì dietro non ci avrebbe visto nessuno.
Non fu facile scavalcarle e sia io che Moreno, detto Momò, dovemmo aiutare le nostre donne nell’impresa.
Superata la diga ci trovammo immersi in una sorta di radura. Un’alta parete di roccia chiudeva la via. Dietro di noi e a sinistra c’era un muro di barche senza interruzione, mentre davanti ai nostri occhi si perdeva infinito il mare della costa azzurra, ora reso nero dal buio della notte. Solo la cresta delle onde si schiariva in un argento schiumoso, mentre il loro suono, ritmico e lento, non riusciva a raggiungere le nostre orecchie, coperto com’era dal frastuono frenetico che ci arrivava dalla discoteca, seppure un po' attutito e reso distante dallo spazio che avevamo messo tra noi e i bassi ipnotici che quelle centinaia di casse continuavano a sparare.
Il buio della notte nel quale eravamo immersi era completato da un cielo senza luna e senza stelle, ma distratto dalle luci impazzite della discoteca che arrivavano fino a noi e che si infrangevano contro il muro di pietra alla nostra destra.
Era solo ...