Ritorno al noccioleto - parte 9
Data: 27/09/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
... svuotate.
“Bravo spaccala. Spaccala tutta.” Sussurrò zio Gaetano. “Fagliela bruciare a quella troia. Mmmmh, mmmmh, MMMMMH”.
Non riuscivo più a trattenermi. Decisi che dovevo prendere l’uccello dello zio.
Lui però mi precedette.
Quell’animale mi afferrò il braccio, piegò le ginocchia e cominciò a far scorrere il palmo lungo il cazzo di marmo.
La sua morsa si fece sempre più stretta, fino a che l’altra mano non si chiuse intorno ai coglioni pieni, strattonandoli verso il basso e lasciando la grossa cappella libera di eruttare.
Uno schizzo potente colpì la porta del capanno, mentre quel maschio, stravolto dal piacere, si appoggiava a me, leccandosi le labbra.
“Aaaah, siii … siii … che sborrata…aaah…”. Mugulò, mentre allentava la presa. “Cazzo che goduta. Aaaah”.
“Buon sangue non mente, Paolè.” Rise mentre si riaccomodava il cazzo dentro ai calzoni.
Quando si fu rivestito mi fissò con uno sguardo serio. “Lascialo stare, non lo vedi che ha già troppi problemi quel ragazzo?” Disse. E si allontanò.
Mi sentivo impotente.
Volevo solo che quello spettacolo terminasse.
Non riuscivo più a condividere l’amore della mia vita con quella donna.
Mi appoggiai ...
... alla porta del capanno e, inavvertitamente, la spalancai.
Anna lanciò un urlo acuto, si scrollò di dosso il toro che la stava possedendo e cercò di coprirsi più velocemente possibile.
Alfonso avanzò contrariato nella mia direzione. L’uccello era ancora orgogliosamente eretto.
“Ma che cazzo ti guardi?”. Mi urlò contro.
Non sapevo cosa dire.
“Ehi…”. Sussurrai.
“Sparisci, coglione, che cazzo ti guardi?” Sbottò. “Vattene ti ho detto.”
“Vieni via con me, per favore”. Gli dissi con un filo di voce. “Restiamo insieme.”
“Vattene Paolo, non è il momento”. Mi rispose allarmato.
“Ti pre-go”. Lo supplicai piangendo. “Io ti amo”. Dissi, muovendo appena le labbra.
Lui si sentì preso in trappola.
La sua rabbia esplose.
“Te ne devi andare hai capito?” Cominciò ad urlare.
Poi si scagliò contro di me e mi sferrò il pugno dritto in un occhio.
L’orizzonte si fece improvvisamente bianco e mi ritrovai in terra, fuori dal capanno.
Alfonso si piegò, abbassò il viso vicino al mio orecchio e, pieno di rabbia, digrignando i denti, sussurrò: “Non ti devi mai più permettere, frocio. Hai capito?”.
Dopo di che si rialzò e chiuse la porta del capanno dietro di sé.