Ritorno al noccioleto - parte 9
Data: 27/09/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
Mentre scaricavo le nocciole dal camion non facevo che pensare ad Alfonso.
Quel ragazzo mi aveva scopato come mai nessuno aveva fatto prima di allora.
Avevo avuto decine di uomini nell’ultimo anno, avevo raccolto tra le gambe il loro desiderio, la loro solitudine e la loro disperazione, eppure nessuno mi aveva fatto sentire come mi faceva sentire mio cugino.
Avevo bisogno di lui.
Dovevo assicurarmi che saremmo stati insieme per sempre, che il nostro amore non sarebbe rimasto incompiuto.
Saremmo andati via da quel paese.
Lui si sarebbe arruolato in marina e le nostre vite sarebbero state felici. Ne ero certo.
Pensai alla brusca interruzione di qualche ora prima.
Ero sicuro che, una volta rientrato al noccioleto, il cazzo del mio amante sarebbe stato ancora più duro e ancora più smanioso di penetrarmi.
Appena possibile lui mi avrebbe trascinato dietro un albero e avrebbe continuato a pompare il suo uccello dentro alle mie natiche fino all’orgasmo.
Il desiderio di quel maschio nei miei confronti era diventato il termometro della mia soddisfazione.
Le palle mi facevano male per l’eccitazione e il buco del culo bruciava di voglia.
Lo sentivo umido come una passera in calore.
“Dov’è Alfonso?”. Chiese lo zio dopo aver parcheggiato il trattore?
“Non lo so, sarà da qualche parte”. Risposi facendo spallucce mentre lo cercavo con lo sguardo.
“Che diamine! Lo pago per lavorare non certo per andarsene in giro”. Borbottò zio ...
... Gaetano.
“Siediti lì”. Una voce femminile si udì all’interno del capanno.
“È Marzia!” Disse zio Gaetano avviandosi verso il fabbricato.
Quando fu giunto all’ingresso della struttura, però, lo vidi esitare.
“Che succede?” Domandai.
Lui sorrise e, con la testa, mi fece il cenno di sbirciare all’interno.
“Guarda quel porco del tuo fidanzato che sta combinando.” Disse, invitandomi a farmi più accosto.
Mi avvicinai e, quando fui accanto a lui, il mondo mi crollò addosso.
Alfonso, completamente nudo, era riverso sui sacchi di nocciole.
Lo sguardo stravolto puntava nella direzione del soffitto e le labbra, appena socchiuse, emettevano flebili lamenti di piacere.
Le braccia giacevano larghe tra i dossi di iuta e le grosse cosce restavano completamente spalancate, a forma di croce.
In ginocchio sulle nocciole, con le mani appoggiate sui quadricipiti gonfi, Anna, la sua futura moglie, era piegata su sé stessa e gli aspirava l’uccello come un’idrovora.
La lingua di quella ragazza doveva essere fatta di velluto.
“Vai puttana … si dai… continua così”. Diceva lui. “Sei bravissima cazzo”.
E, ansimando rumorosamente, fletteva la gamba, posava il tallone sulla testa di lei e la spingeva verso il bacino.
Mi sentii come se mi avessero trafitto il cuore.
Io avevo bisogno del SUO amore e LUI non era neppure riuscito ad aspettami.
L’aveva chiamata subito, appena me ne ero andato.
L’unica cosa che gli interessava era svuotarsi le palle.
Mi veniva da piangere e, ...