le mie prime volte - 1 - spogliata
Data: 14/09/2019,
Categorie:
Prime Esperienze
Tabù
Trans
Autore: evablu, Fonte: xHamster
Lo provocai, sì, lo ammetto. Non dovevo, non dovevo farlo, ma lo feci. Piegarmi dal suo lato del tavolo, mentre stavamo seduti accanto, per far finta di prendere una matita, un temperamatite o una gomma sepolta nel bicchiere delle penne, mi "costrinse" praticamente a buttarmi addosso a lui, a scoprire ciò che fino a quel momento avevo strenuamente difeso. E che lui implacabilmente attaccò.
Io e Giovanni ci volevamo un bene dell'anima e sicuramente qualcosa di più, in quell'età confusa, ricca di turbamenti e sofferenze autentiche del fisico e dello spirito: lui mi piaceva, mi piaceva da morire e io piacevo a lui, lo sentivo, perché non perdeva occasione per trasmettermi le sensazioni di autentica gioia che gli dava lo stare con me, per ridere, scherzare e sempre più spesso toccare e baciare, cosa che non mi dispiaceva, non mi dispiaceva proprio per niente, ma non stava bene, non si doveva e non si poteva e tante volte, nella solitudine tiepida del mio letto le mie mani si sostituivano alle sue, mi accarezzavo le parti del corpo che a lui negavo con ostinazione e tenace resistenza, godevo sommessamente nel buio caldo e morbido delle mie lenzuola, dolci complici dei miei segreti più intimi.
Il pomeriggio del bicchiere - poi lo avrei ricordato per sempre così - era cominciato come tutti i nostri pomeriggi di studio: lui iniziava a toccarmi e io resistevo e anche quel giorno andò in quel modo, però poi, diversamente dal solito, lui mollò quasi subito. C'era qualcosa che ...
... non andava.
- Come va con Marisa? - chiesi con aria fintamente distratta.
Marisa era una a cui Giovanni piaceva, si vedeva a chilometri di distanza. Forse lui la ricambiava. Forse. A lui piacevo io, io ero meglio di Marisa, però lei era bionda, aveva gli occhi chiari, la pelle bianca come alabastro.
Marisa era Marisa. Io ero io.
- Mi ha invitato a casa sua. Domani pomeriggio infatti io e te non ci vedremo, vado da lei.
Non so dire cosa sia la gelosia, ma una sensazione di vuoto mi prese dal più profondo, come se una mano invisibile mi avesse aperto la pancia e me l'avesse svuotata d'un colpo e al tempo stesso avvertii una sensazione di bruciore su entrambe le guance, come se qualcuno mi avesse dato un paio di violenti ceffoni: ecco perché Giovi non mi calcolava, quel giorno. Maliziosa, volutamente provocatoria, nacque così l'idea del bicchiere: stando alla sua sinistra, piegai il busto obliquamente, sollevai il bacino dalla sedia e mi strusciai con la schiena sul suo torace. Sentii i suoi bicipiti che istantaneamente si gonfiavano: non si aspettava quel contatto e soprattutto quella condizione estremamente favorevole e che gli consegnava un oggettivo controllo del mio corpicino morbido e forse fin troppo sinuoso. Esitò e a quel punto anche io indugiai, rimanendo a frugare a lungo nel bicchiere con le dita della mano destra, in quella posizione, quanto mai scomoda per me, più che mai invitante per lui.
Da vera troietta, aspettai che si decidesse.
Resse una ...