PerdutaMente
Data: 29/06/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Labbra_di_lurido_blu, Fonte: RaccontiMilu
... abita, mi ha prestato le chiavi, so che anche altri vivono qui. Poi mi dice, il mio amico vuole venti euro per questa stanza, me li presti? Penso che sia una bugia, ma prendo il mio zainetto, cerco venti euro dal borsello e glieli porgo. Un gigolò per signora chiederebbe molto di più, e d’altra parte io stessa ho ottenuto molto di più per farmi scopare da un vecchio. Gli chiedo, tu abiti lontano? No, mi dice, sempre in questi palazzi, ma dove abito io non si può andare, ci sono sempre tante persone. Mi rimetto le mutandine, e quindi mentre mi piego per prendere il mio vestito per terra, lui, alzandosi in piedi, mi mette ancora una mano sotto, per palparmi la fica e il culo, con un gesto veramente volgare, mi dà una sculacciata e dice, questo bel culo me lo voglio fare. Mi infilo il vestito, senza dire più niente, mi aggiusto poco i capelli, mi faccio schifo, puzzo. Vorrei urlare. Urlare il disprezzo che ho di me stessa. Usciamo mi dice, sbrigati.
Apre la porta della stanza, mi invita ad uscire e a fare silenzio Attraversiamo il corridoio maleodorante, il portoncino di casa, le scale, che mi invita a scendere velocemente, quindi quando siamo di fronte al portone, subito prima di aprire, mi dà un ulteriore strizzata al sedere e, piazzandosi davanti, mi infila la lingua in bocca, per pochi attimi. Mi dice, ci vediamo lunedì o martedì, ti faccio sapere. Appena uscito dal portone, lo vedo fuggire, correndo, con un passo leggero da gazzella, vorrei urlargli in faccia ...
... vaffanculo, vaffanculo stronzo. Mi incammino verso il supermercato dove ho parcheggiato la macchina, guardo le facciate di queste palazzine, scorticate dagli anni, i panni stesi alle finestre, le scritte sui muri. Scritte razziste, frasi d’amore al tempo di internet, Kiara io e te due metri sopra il cielo, oppure, Samanta troia. Come questi muri mi sento, sporca nel corpo, sporca nell’anima.
Nelle narici e nella pelle sento ancora l’odore di muffa e di chiuso di quella stanza, di quelle lenzuola sudate, l’odore del sesso, che ora mi nausea. Mi infilo dentro il primo bar che trovo, al banco c’è una donna cinese, e sta mangiando della roba unta. Guardo tra le bottiglie esposte dietro il banco, cercando qualcosa che assomigli a un whisky, uno di quei malti schifosi e a basso prezzo che si trovano nei supermercati, me ne faccio versare un bicchiere, lo mando giù in pochi secondi, e pago, mentre questa cinese mi guarda con gli occhi inebetiti. Sento vibrare il cellulare dentro lo zainetto, lo tiro fuori che già non suona più, trovo diverse chiamate, da Matteo, e anche da mamma. Chiamo la mamma, sono un po’ preoccupata, perché di solito lei non chiama mai a quest’ora, del pomeriggio, a meno che non abbia cose importanti da dirmi, sapendomi impegnata al lavoro. Pronto mamma, tutto bene? Tutto bene, Simona, mi dice. Mi spiega che ha chiamato la mamma di Matteo, per invitarci a pranzo a casa loro, domenica prossima. La mamma gli ha spiegato che avrebbe dovuto parlarne prima con mio ...