1. Con i collant sul treno


    Data: 24/05/2019, Categorie: Feticismo Autore: Giulia LiberaMente, Fonte: EroticiRacconti

    ... sottotesto…
    
    “Be’ sai, in un certo senso sì. Li trovo molto interessanti e troppo spesso sottovalutati.”
    
    “Davvero? In che senso?”
    
    Dovevo capire qualcosa in più su quel ragazzo, e per farlo dovevo osservarlo attentamente e ascoltarlo con calma.
    
    “Vorrei diventare fisioterapista e massaggiatore.”
    
    Ah.
    
    Tutte le mie aspettative, tutti i miei castelli in aria stavano crollando velocemente al suolo.
    
    “Interessante, spero che tu ci riesca.”
    
    Risposta fredda, gesto di stizza. Ho abbassato immediatamente le gambe, pronta a stare zitta per il resto del viaggio; mi sentivo respinta, quasi offesa. Il mio modo di vedere il mondo, sempre attraverso un velo di latente e malcelata sensualità mi aveva già esposto a situazioni simili; sono stata spesso ignorata, non capita, fraintesa o persino insultata per il mio carattere malizioso e senza tabù. Ma in quel momento mi sono accorta di aver sentito ancor più amaro il boccone della sconfitta. Forse per via dell’aspetto affascinante del ragazzo, sui cui - lo ammetto – avevo fatto più di un pensiero, o forse perché per la prima volta stava nascendo in me un sospetto, un sospetto terribile. Che potessi non piacere più? Che la differenza d’età potesse iniziare ad essere un problema? Non potevo nemmeno giocare la carta della Milf, non avendo figli.
    
    “Ehi, che c’è? Ti ho offesa in qualche modo?”
    
    Mi guardava, il mio amante mancato. Aveva lo sguardo dolce da cucciolo innocente, forse troppo innocente per la donna che sono ...
    ... io.
    
    “Mh? No, perché?”
    
    “Perché la mia risposta ti ha fatta allontanare da me, e non lo volevo.”
    
    “Senti, lascia perdere, ok? È evidente che…”
    
    Mi ha tagliato le parole in gola, con un gesto che mi ha fatto sorridere, sotto la mia FFP2 bianca. Mi aveva preso un piede fra le mani, portandoselo sulle ginocchia.
    
    “Che cazzo fai?”
    
    Deve aver sorriso anche lui, l’ho intuito dagli occhi.
    
    “Mi faccio perdonare. Devi essere una ragazza a cui non piace essere fraintesa.”
    
    Ragazza. Forse avevo esagerato, via non sono poi così da buttare, no?
    
    “No, non mi piace. Ma tu cosa sei, uno psicologo o cosa?”
    
    “Solo uno attento ai segnali degli altri.”
    
    Era premuroso, il ragazzo, dolce e attento come pochi altri incontri del mio passato.
    
    “Uno a cui piace qualcosa che forse piace ad entrambi, ma uno che sa soppesare bene la situazione prima di correre il rischio di scoprire le sue carte.”
    
    L'ho guardato. Non sorrideva più, e nemmeno io.
    
    L'ho ascoltato, rapita. Aspettando e riflettendo.
    
    Chi sei, ragazzino? Chi sei per essere tanto profondo alla tua età? Chi sei per avermi capita così bene?
    
    Chi sei, per essere tanto simile e tanto diametralmente opposto da me?
    
    “Scoprile .”
    
    Cosa abbia inteso lui, se ‘carte’ oppure ‘calze’ non lo so, ma tanto l’esito è stato lo stesso.
    
    Mi ha sfilato le scarpe, slacciandole con attenzione. Non attenzione verso le scarpe, come a non volerle rovinare, no, attenzione verso di me.
    
    “È questo che volevi?”
    
    L'ho guardato, senza ...
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