Sfavillante ritrovo
Data: 13/05/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
Che insolito e strampalato modo d’iniziare una giornata, dal momento che fra le numerose pratiche da sbrigare dal notaio che girano nel mio cervello, c’è davanti agli occhi questo splendido sole, poiché essendo docile e malleabile riduce la leggera ed alquanto eccezionale nebbiolina odierna. Questo mio splendido mondo, confuso, incastonato e perso nell’incantevole, magica e suggestiva Sardegna, perché è bastata veramente questa scarsa nebbiolina per farci perdere di vista. Scusate, se nel frattempo tralasciavo gl’interpreti: io e Franca, in realtà io in persona insieme a Franca:
‘E’ libero questo posto’. Perbacco, si vede eccome, in quanto c’è un’intera fila vuota.
‘Sì, prego, faccia pure’.
E’ cominciato tutto così. Era una mattina di tarda primavera, che qui da noi non vuol dire un inizio d’estate, perché t’invoglia ad alleggerirti di qualche capo di vestiario. Ero seduto riflettendo in quell’ufficio dal notaio sulle pratiche da terminare. A me, delle volte capita, non so se ci avete mai fatto caso, tuttavia la stragrande maggioranza del nostro ascolto è dedicata e rivolta a ciò che ci s’aspetta d’udire così come di vedere, il resto lo escludiamo, perché abbassiamo inevitabilmente sia la ricettività quanto la sensibilità dei nostri sensi. Nella sala d’attesa di quello studio notarile numerose persone aspettavano il loro turno, vicino al mio posto c’era una signora che attendeva per entrare, in definitiva quest’ultima accanto a me trova il ...
... modo di parlarmi:
‘Mi scusi, mi passa gentilmente quel pieghevole, sì, quello lì sul tavolino accanto. Grazie, lei è gentilissimo. Adesso dovrebbe toccare a lei’.
‘Lei?’.
‘Sì, lei’ – in quell’istante mi guardo intorno.
‘Veramente pensavo d’essere venuto da solo’ – e frattanto sorride.
‘Non lei’ – intendevo, lei, cioè tu’ – indicando me con il dito.
‘Bene, mi dia del tu, è così bello’.
‘Anche tu però’.
‘Piacere di conoscerti’ – con la mano tesa e aperta.
‘Io sono Franca’ – però adesso non mi dire mano.
‘Che carina, questo gesto lo fai spesso?’.
‘Che cosa?’.
‘Il chiamarti da sola’.
‘No, mai’.
‘Me l’hai appena detto. E ti lasciano fuori tranquilla?’.
‘Scusami, però non ho capito’. Riattacco con calma:
‘Vorrà dire, che vai in giro chiamandoti da sola. Non è che se ne vedono poi tante in giro come te’. Adesso ride:
‘Adesso ho capito’. In tal modo esordisco anch’io:
‘Sì, ma certo, era soltanto un modo accennato e semplice per rompere il ghiaccio. Sai che cosa ti dico?’.
‘Che cosa?’.
Appena avrai terminato, t’offrirò giustappunto un buon gelato qui vicino, producono dei gelati che sono la fine del mondo. Io t’aspetterò qui’.
‘Sei matto?’.
‘Dai, facciamo un’altra volta’ – infine persuasa lei mi segue e accetta l’invito.
‘Non ti conosco nemmeno’.
‘Non ci si distingue né ci si conosce giammai quanto basta, se non davanti a un magico cono’.
Sul più bello del dialogo la segretaria chiama ...