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Il Problema
Data: 08/04/2019, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... davvero che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato. Uno spiraglio si ebbe quando conobbi una giovane che veniva dai Caraibi. Costava un po’ ma li valeva tutti. Purtroppo, anche lei, dopo un po’ assistette a pietose e imbarazzanti godimenti precoci da parte mia. Incominciai a pensare che forse dovevo farmi monaco. Dimenticarmi di tutta quella storia. Dedicare la mia vita a qualcosa di più alto. Poi lo capii. Non fu un’illuminazione graduale. Fu il Kensho di un amante. Una rivelazione. Io non ero mica solo! C’era una donna con me! E se fino a prima avevo visto quella donna come l’elargitrice di un servizio, ora incominciai a vederla come qualcos’altro. Come un’amante. Come una dea. E se un mortale vuole avvicinarsi al divino, deve prima offrire qualcosa. Fare offerte nel suo tempio. E il tempio era il corpo. L’offerta era il piacere che io potevo portare. Così lo feci. Mi ci annullai. Fu con quella giovane italiana quella con cui tutto era cominciato che lo feci. Smisi di vedere le mie sensazioni come il centro di tutta la situazione e spostai la mia attenzione sul dare piacere a lei. Incominciai accarezzandola. La giovane gemette. Io non mi fermai. Accarezzai il suo corpo come fossi un vasaio che modellava l’argilla. Lei sarebbe stata il mio capolavoro. La baciai. Lei era una delle poche che dava baci in bocca. Una cosa rara oltremisura. Di cui ero grato. Scesi con le mani dietro di lei. Schiena così perfetta, al confronto con la mia affetta da scogliosi. ...
... Natiche magre che le davano un’aria da ninfa dei boschi. Le cosce. Le caviglie. I piedi. Poi di nuovo in su. Senza farsi distrarre. Ignorando l’esigenza, la necessità bestiale di godere. Scesi con la lingua sul suo petto, gratificando i seni e i capezzoli di umide carezze. I gemiti di lei divennero espressioni di godimento. -Non fermarti…-, sussurrò. No, mai. Scesi. Stomaco, ombelico. Pube. E poi eccola. La vulva. Il cancello vulvare che mi separava dal piacere. Ma io ero solo e unicamente un postulante. Per entrare dovevo prima dare. Offrire. Leccai. In modo inesperto. Aiutandomi con le dita. Lei non ci badò. Non particolarmente. Mi sentivo un toro. Assurdamente non ci avevo perso di erezione. Anzi… Possibile? Possibile che fosse così semplice? Possibile che bastasse dimenticarsi di sé per essere esattamente come si desiderava? Annientai il dubbio. Calpestai il muro di ferro. Non contava. Non ora. Non adesso che mi accingevo a sciogliere il dubbio. A cambiare tutto. -Pronta?-, chiesi. Non so ancora perché lo dissi. Fu subitaneo. Comunque, lei annuì. Io entrai. Cercando di essere delicato. Non sono sicuro ancora oggi di esservi riuscito. Ma lei comunque parve apprezzare enormemente. E a quel punto mi fu chiaro. Rimasi dentro di lei per un istante. Uscì quasi del tutto. Rientrai. Uscì di nuovo, rientrai ancora. -Aspetta.-, disse lei. Si mise carponi. A pecorina. Improvvisamente mi prese l’ombra del panico. Non l’avevo mai fatto e temevo di poter sbagliare buco. Lei mi afferrò il ...