1. Giochi ad alta tensione


    Data: 30/03/2019, Categorie: Sesso di Gruppo Cuckold Etero Autore: dealuce, Fonte: RaccontiMilu

    ... infine sneakers bianche. Immaginami così. Semireclinata sotto le fronde con le natiche adagiate su un tronco piuttosto grosso che mi sorreggeva. In quel luogo mi pareva di trovarmi in una dimensione spazio-temporale a sé stante, magica perché lontana da tutto, diserta da altri esseri umani. Rimasi così per chissà quanto tempo, ma forse più verosimilmente per pochi minuti. Che facevo? Mi rilassai soppesando ciò che avrei potuto fare di lì a poco. Inspiravo profondamente sentendo le mie narici pervase dall’adorato sentore di bosco e di abeti. Ero intimamente tesa come una corda di violino: non sapevo decidermi, ma alla fine ogni resistenza razionale fu vano dinanzi all’impeto dei sensi, alle richieste imploranti di ogni cellula del mio corpo. Era una necessità. Col cuore in gola e il respiro affannato dal panico, abbassai i jeans alle caviglie, insieme alle mie mutandine. Le trovai già imperlate dei miei umori. Mi ero toccata solo il giorno prima, nella mia stanzetta all’atto di coricarmi, eppure ero piena di voglia come non mi donassi piaceri da anni. Vidi la mia patatina, coronata dal ciuffetto di peli corti. Sebbene titubante, l’allargai al vento e iniziai a sfiorarmela. Inserii anche la prima falange dell’indice e del medio, brevemente. Subito cominciai ad ansimare senza però divenire troppo rumorosa: volevo evitare d’interrompere l’arcano incanto della natura e, ancor meno, attirare con rumori sospetti. Se mi avessero scoperta sarei morta di vergogna. Sentivo sarei potuta ...
    ... esplodere in poco tempo se avessi continuato a strofinarmi e schiacciarmi la clitoride con quel ritmo deciso e sempre più rapido. Ricordo che muovevo il bacino prima impercettibilmente poi più visibilmente tanto che il tronco sotto di me scricchiolava un po’. Mi lasciavo scivolare sul piano inclinato che porta all’orgasmo, cullata dal dolce e continuo tamburellare dei miei polpastrelli su quel bottoncino magico. Ma desideravo strafare. D’altra parte, non riuscivo a trovare il coraggio per spogliarmi completamente, anzi, più prosaicamente una parte di me m’ingiungeva di rivestirmi. Proprio allora, spegnendo la ragione, mi tolsi la scarpa sinistra e, di conseguenza, divincolai una gamba dalle mutandine e dai jeans arrotolati. Potei quindi estendere completamente quell’arto con grande giovamento delle sensazioni che dardeggiavano dal mio grembo annichilendo ogni presa razionale che ancora mantenevo. Dimenticavo di dirti che ai piedi avevo anche dei calzini azzurri cortissimi. Ora dovevo decidere se togliere anche quelli o meno. Era tutto giocato sulla possibilità di rivestirmi e scappare se qualcuno mi avesse trovata in quello stato. Effettivamente, intenta com’ero nell’atto autoerotico, probabilmente non avrei fatto a tempo: se qualcuno mi avesse trovata in quello stato sarei stata alla sua merc&egrave. Sospinta da questa linea di pensiero, conscia che non avevo nulla da perdere, mi tolsi anche il reggiseno e la t-shirt. Me li strappai di dosso senza riflettere oltre e li posi ...
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