Io e Giovanni, parte terza
Data: 23/03/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Trozzai Gotusva, Fonte: EroticiRacconti
... le gambe e così adolescente implume nel resto del corpo. Io adoravo accarezzarlo tutto e lui sembrava gradire molto quelle carezze.
Quando si staccò, senza aggiungere una parola si stese prono a gambe divaricate in mezzo al letto: e adesso vieni dentro mi disse sommessamente, quasi a sussurrare quello che era un ordine. Ero quasi commosso, mi fermai a guardarlo, dovevo ammetterlo, ne ero innamorato, quel corpo mi piaceva, avrei dato non so cosa per poter amarlo per tutta la vita, ne ero attratto dalle forme estetiche, dal profumo che emanava, dal colore ambrato, dalla pelle setosa, dal modo in cui mi prendeva dentro di se e…….. potrei continuare all’infinito perché mi ero mio malgrado perso. Non potevo mentire a me stesso, avrei voluto entrambi, lui e sua cugina, possibilmente nella stessa camera da letto, magari nello stesso letto.
Stavo pensando questo quando Giovanni mi riportò alla realtà: se non ti va dimmelo che mi rivesto. Tremai alla sola idea. Non scherzare risposi, ti stavo ammirando! Non ribatté alla mia risposta ed attese la penetrazione con il suo solito silenzio, emettendo solo un lamento flebile quando il cazzo abbondantemente lubrificato scivolò nello spazio del piacere. Iniziai a pompare con lentezza estrema, ero eccitatissimo, avrei voluto dirgli quello che provavo ma avevo paura solo a pensarlo. Giovanni non aveva mai detto nulla di sentimentale e mi dava l’impressione di provare solo per fare esperienza e niente più.
Ero teso e confuso e anche ...
... stavolta non potei trattenermi dall’esplodere in un orgasmo impossibile da trattenere, per mascherare le gettate di sborra, affondai al massimo ad ogni spruzzo e continuai a pompare. Giovanni non si accorse di nulla, si limitava a stringere il lenzuolo tra i denti e impastare la trapunta come se dovesse amalgamarne le varie componenti. Dimmi quando vieni dentro mi disse, che voglio sentire bene cosa provo. Sembrava appunto solo uno studio il suo modo di partecipare, non vedevo alcun coinvolgimento emotivo, non era così per me e la cosa mi preoccupava.
Continuai cambiando posizione e mettendolo supino con le gambe piegate sul torace per dargli ogni centimetro della mia mazza, guardando al contempo il suo albero del piacere pulsare incessantemente appoggiato alla pancia, in attesa che qualcuno se ne prendesse cura. Giovanni sembrava assorto ad ascoltare il mio cazzo saltellante sul suo culetto e null’altro lo interessava. Questi pensieri mi distraevano mentre lo pompavo quasi meccanicamente, disperando sul mio proverbiale equilibrio psicofisico, mandato in tilt da quel quasi coetaneo apparso inopportunamente nel mio cammino a poche settimane dal mio matrimonio.
Diciamo che quella distrazione stava funzionando a meraviglia sulla prestazione di quel giorno, Giovanni stava soffrendo. Il mio cazzone da puro piacere iniziava a procurargli dolore e mi stava chiedendo ripetutamente di venire perché gli facevo male. Tornai immediatamente in me e con pochi colpi sentii la sborrata ...