1. Il percorso inconsueto


    Data: 20/03/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: Viaggiante, Fonte: Annunci69

    ... poco più erano stati sempre e solo diretti alle mie coetanee, mai avevo provato attrazione verso una donna sensibilmente più grande di me, quindi nella mia testa il fatto di aiutarla rappresentava unicamente un atto di cortesia ed educazione.
    
    Nel seguirla verso l’attrezzaia posai lo sguardo sulla sua figura: vidi le forme generose, ma ancora ben composte, di una cinquantenne di campagna, vestita quasi come me: bermuda militari coi tasconi, T-shirt blu.
    
    I vispi occhi verdi spiccavano in un volto abbronzato che aveva iniziato a sfiorire, mantenendo comunque ben vivido il ricordo della sua bellezza giovanile.
    
    Ben presto capii la gravosità dell’impegno che mi ero preso e ci dividemmo i compiti: io sarei stato al piano superiore, avrei legato ad uno aduno i cassoni calandoli giù con una corda. Lei di sotto avrebbe slegato il cassone ed impilatolo sul pianale del rimorchio.
    
    E così fino all’ultimo pezzo.
    
    All’interno non tirava un filo d’aria e cominciai a sudare, grondando fin da subito. Mi tolsi la maglietta ed iniziai a lavorare a petto nudo.
    
    Dall’alto, mentre calavo la corda, lo sguardo mi si posò presto sui seni generosi, la scollatura era valorizzata anche dalla mia posizione sopraelevata.
    
    Per qualche istante il mio istinto voyeuristico contrastò con l’imbarazzo che provavo nello sbirciare i seni di una donna che avrebbe potuto essere mia madre, ma ben presto l’ormone prevalse.
    
    Per non dare troppo nell’occhio misi a punto una tecnica che sembrava ...
    ... funzionare molto bene: dovevo solamente resistere nelle prime fasi della discesa del cassone, in cui Marta, così si chiamava, aveva lo sguardo diretto verso l’alto, quindi verso di me.
    
    Col cassone ormai giunto a destinazione, anche il suo sguardo lo seguiva e si distoglieva da me: in quel momento potevo riempirmi gli occhi del tremore delle sue tettone, che a stento potevano essere contenute dal reggiseno.
    
    Nei momenti frenetici dello slaccio della corda i suoi movimenti secchi di donna di campagna cominciarono a far fuoriuscire anche la mia libido, che cercavo di tenere a bada prendendomi pause per dissetarmi.
    
    Terminare il lavoro richiese circa un’ora e mezza e mi ridusse come uno spazzacamino: la polvere sprigionata dalla movimentazione di quegli oggetti fermi da un anno si era appiccicata al mio corpo sudato e uscii dall’attrezzaia come un minatore riaffiora dalla cava.
    
    Anche Marta era provata dal caldo e dalla polvere.
    
    “Vieni, ti faccio lavare, non puoi tornare a casa così”, disse dirigendosi verso la casa.
    
    Mi accompagnò in bagno invitandomi a fare la doccia.
    
    Nel mentre mi avrebbe cercato un asciugamano.
    
    Mi tolsi rapidamente i miei pochi indumenti e cominciai a lavare la pelle, impastata con la polvere.
    
    La doccia era spaziosa e protetta da una tendina, da dietro la quale sentii la porta aprirsi: era Marta che mi portava quanto promesso.
    
    Dopo qualche secondo fece capolino oltre la tenda e mi chiese “Ti va se facciamo la doccia insieme?”.
    
    La invitai ...