1. Il prezzo della sottomissione (parte 5)


    Data: 18/03/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Kugher, Fonte: EroticiRacconti

    ... leccasse i piedi, peraltro senza interessarsi al suo umiliante lavoro mentre lui era concentrato sulla tv.
    
    Terminato il pasto, con un movimento del piede, le fece capire che era il momento di dedicarsi a ben altra attività.
    
    Ormai le aveva insegnato ad agire con piccoli comandi, gestuali o vocali, come le cagne.
    
    La schiava si dedicò ai testicoli, leccandoli come lui le aveva insegnato.
    
    Ogni tanto, preso dalla partita, si muoveva. Lei aspettava che riacquistasse la posizione e ricominciava a leccarlo, dandogli piacere.
    
    Doveva stare attenta a non farlo attendere troppo.
    
    “Muoviti puttana”.
    
    Frase molto spesso accompagnata da uno schiaffo.
    
    In privato non aveva rispetto per lei e la trattava sempre più come un schiava.
    
    Questa cosa la eccitava, così come quella continua tensione nell’attesa della punizione per averlo servito male.
    
    Il peggio, o il meglio, a seconda del punto di vista, iniziò quando pretese che glielo prendesse in bocca.
    
    Il meglio ed il peggio coincidevano e trovavano origine nella stessa tensione.
    
    Sapeva che doveva dargli abbastanza piacere da lasciarlo soddisfatto e con il pene bello duro, ma non tanto da farlo godere senza che lui glielo avesse ordinato.
    
    Era una cosa difficile, perchè se avesse esagerato lui avrebbe potuto godere, soprattutto dopo tanto tempo che lo aveva in bocca. Se invece avesse rallentato troppo, ...
    ... avrebbe potuto ammosciarsi e, conseguentemente, lui la picchiava o le tirava i capelli o torceva i capezzoli.
    
    Terminata la punizione, senza che lui glielo avesse insegnato, si sentiva sempre dire:
    
    “Scusa, Padrone”.
    
    Questa tensione aveva il potere di bagnarla tra le cosce e, alla fine, si ritrovava sfinita.
    
    Quella sera sbagliò e lui le venne in bocca.
    
    Non appena ingoiato si gettò ai suoi piedi per chiedere scusa.
    
    Il Padrone fece terminare l’azione di gioco e la punì. Le diede schiaffi e le torse fortemente i capezzoli.
    
    “Puttana, in tutti questi mesi ancora non hai imparato a farmi i pompini?”.
    
    Gli uomini che aveva avuto prima le erano grati, quando li faceva venire con la bocca.
    
    Il Padrone le aveva capovolto il mondo. Questa cosa la eccitava, si sentiva debole, sottomessa, soggiogata, in pieno potere altrui.
    
    Per il resto della serata la costrinse a stare in ginocchio accanto a lui, immobile.
    
    Ogni volta che si muoveva per cambiare posizione, la picchiava.
    
    La tensione la fece piangere e lui ne godette, perché lo fece in silenzio e senza muoversi.
    
    Per Niccolò non era solo piacere e divertimento. La stava educando all’ubbidienza sempre più cieca e al dolore, in vista di ben altri usi futuri.
    
    Al termine della partita era nuovamente eccitato e decise di usarla ancora per godere, questa volta penetrandola mentre era a 4 zampe, come una cagna. 
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