1. Biancaneve ai sette nani - 3


    Data: 27/01/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    3 – Il lieto fine
    
    Giacomone, così si chiamava il saltimbanco, impiegò diversi giorni a raggiungere il castello, non tanto perché aveva un callo sotto il piede, che gli faceva vedere le stelle ad ogni passo, quanto perché se la prese comoda lui: la scoperta che aveva fatto poteva essere preziosa, ma poteva anche rivelarsi una bolla di sapone, e allora che bisogno c’era di affrettarsi, tanto più se hai un callo sotto il piede che ti fa vedere le stelle?
    
    Anni prima era andato da una fattucchiera, che gli aveva dato un unguento a suo dire miracoloso, Giacomone se l’era applicato per una settimana, poi aveva dovuto sospendere perché gli si era ustionata tutta la pelle, ma il callo era rimasto lì.
    
    Ad ogni modo, pur zoppicando vistosamente, il saltimbanco arrivò al castello e chiese di poter parlare con il principe Valfrido. Le guardie volevano arrestarlo e gettarlo nelle segrete, ma per fortuna in quel momento il principe si trovava ad uscire per andare a far visita al figlio giovincello della cuoca; perché, questo bisogna dire e sottolineare: che il lupo in realtà non perde mai né il pelo, né il vizio.
    
    “Vostra Altezza!”, lo chiamò Giacomone, agitando la mano.
    
    “Cosa vuole adesso questo cacacazzi!”, sospirò Valfrido, che finse di non averlo sentito e fece per allontanarsi.
    
    “Vostra Altezza!”, lo chiamò di nuovo Giacomone.
    
    Al che, il principe non poté ignorarlo e gli si volse seccato:
    
    “Cosa vuoi?”
    
    “Una parola, vostra Altezza.”
    
    “Un’altra volta, ...
    ... un’altra volta.”, fece quello, congedandolo con la mano.
    
    In effetti, in quel momento aveva ben altre urgenze nelle mutande da soddisfare, come si è detto.
    
    “Come volete, - fece Giacomone – ma non pigliatevela con me, se poi…”
    
    “E va bene, - disse allora Valfrido, voltandosi e andando verso di lui – sentiamo cos’hai da dirmi. Ma bada che sia importante.”
    
    “In confidenza, vostra Altezza.”
    
    Allora, Valfrido si diresse verso un angolo in disparte e Giacomone gli andò dietro.
    
    “Che c’è, cos’hai da dirmi?”
    
    “Vostra Altezza, - cominciò Giacomone, per nulla intimidito dal tono duro del principe – vostra Altezza, voi avete studiato… sapete leggere…”
    
    “E so anche scrivere! Cosa vuoi?”
    
    “Io invece sono un povero ignorante, vostra Altezza, perdonatemi allora se ve lo chiedo: ma da quand’è che le donne hanno imparato a pisciare all’impiedi?”
    
    “Ma che minchia stai dicendo?”, sbottò il principe che, avendo un maestro d’armi siciliano, aveva imparato da lui certe espressioni.
    
    “Perdonate, Altezza, ma io ho sempre saputo che le donne si acculano a terra per pisciare. E tutte quelle che ho visto, fanno così.”
    
    “E vorrei vedere!”
    
    “E allora, perdonatemi, vostra Altezza, a voi cosa verrebbe da pensare se ne vedeste una che piscia all’impiedi?”
    
    “Ma nessuna donna piscia all’impiedi.”
    
    “Ma se vi fosse fatto di vederne una?”
    
    “Beh, che non è una donna.”
    
    “Che è giusto quello che ho pensato io, quando l’ho vista!”, disse con foga Giacomone.
    
    “Senti, adesso o mi dici ...
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