Canone inverso
Data: 19/01/2019,
Categorie:
Incesti
Autore: Nero di Penna, Fonte: EroticiRacconti
... gesto prima con due e poi con tre dita. Io avevo scoperto il suo punto debole, ma neanche lei scherzava. Da quel momento la doccia fu la testimone dei nostri rapporti anali. A turno ci cospargevamo di olio o bagnoschiuma e come uno si appoggiava con le mani faccia al muro, l’altro iniziava il suo lento lavoro di penetrazione. Io le entravo dentro fino alle palle, lei prima o poi mi avrebbe infilato dietro quasi tutta la mano, roteando lentamente le sue dita affusolate. L’importante era non far rumore, ma lei riusciva a non emettere neanche un gemito. Chi l’aveva iniziata all’anale? Vista la giovane età, magari un parente o un amico del padre, ma quando l’inculavo non pensavo certo a questo. Piuttosto, non bisognava farsi scoprire dalla madre, che devo dire aveva un atteggiamento sempre più assente. A parte vuoti di memoria per indirizzi o impegni recenti (può capitare: dove avete parcheggiato la macchina ieri sera?), era a tratti nervosa o stanca. Aveva una pensione, quindi non lavorava più ma questo le aveva tolto quel minimo di socialità che aveva in ufficio, mentre la figlia ovviamente aveva il suo giro e faceva tardi la sera. Per fortuna al mare la sera uscivamo anche noi e ad Anzio (dove stavamo) non mancano occasioni di svago, non fosse altro che passeggiare per il porto o nel centro. Mi poteva annoiare magari l’apparente estraneità della ...
... madre, ma la vivacità della figlia manteneva alto il mio interesse per il legame. E poi il letto: con la madre provavo sensazioni forti – amava i colpi duri, come molte donne sposate – e quando mi tratteneva dentro di lei mi abbracciava forte le sue unghie mi penetravano nella schiena durante l’amplesso. Con la figlia era diverso, in un certo senso mi conosceva meglio lei e sapeva condurre il gioco. E’ stato spesso notato che nelle famiglie incestuose c’è un’inversione di ruoli, dove una madre assente o marginale delega le sue funzioni a una figlia talvolta persino bambina, la quale si assume responsabilità anche gravose e in pratica cerca di tenere unita a tutti i costi la famiglia. Esattamente: mi trovavo dentro un romanzo da manuale e ne approfittavo, rimanendo però prigioniero del meccanismo. Quando poi ho capito che la madre iniziava a soffrire di Alzheimer, era tardi. Forse la figlia lo sapeva o lo aveva intuito e per questo cercava di legarmi a lei. Ormai è passato del tempo e la figlia si è fidanzata e ora vive con il suo ragazzo, mentre io resto a casa con sua madre, com’è giusto che sia. L’amore ogni tanto lo facciamo pure, quando non è irascibile o assente per via della sua malattia. E faccio finta che la figlia abbia agito in buona fede, anche se so bene che non è vero. L’aveva pensata proprio bene, ma in fondo ho avuto anch’io la mia parte.