Intimità 5
Data: 08/01/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Bollentispiriti, Fonte: RaccontiMilu
... le spalle. A perpendicolo su quella piramide di carne violacea, dura come la pietra, turgida di sangue, divaricò le labbra della fica, spalancandole tra l’indice e il pollice delle due mani. Zuuum. S’infilò su di lui, assumendone la stecca per intero, fino alle palle.
Un Samurai che avesse praticato il Seppuku, il lucido suicido, non avrebbe saputo fare di meglio. Infilò la testa del fallo di Giangi, spingendola fra le labbra della “fornace”. Assicuratale, saldamente all’ingresso, si precipitò sulla lama facendola scorrere nel ventre. La mannaia della ghigliottina filò giù, fino a schiacciare la sacca dello scroto. Harakiri!
A Giangi sembrò che la peggio l’aveva patita lui. Le sue palle avevano adempiuto al sacrificio. Si agitò per il colpo a sorpresa; strabuzzò gli occhi, emise un “Uff!”, restando col fiato mozzo. Lei stava troppo avanti con l’eccitazione e si dimenava, agitando il gingillo nel suo corpo, come un’indemoniata. La canna minacciava di schiantarsi ad ogni botta. Lui era un fantoccio in balia della turbinosa corrente del torrente in piena che lo travolgeva, sbattendolo giù, di balza in balza. A un tratto Nanà snudò la spada dell’amichetto e con estrema voglia si dilatò l’ano, premendo la testa dell’esterrefatto cazzone che restò di sotto, rincitrullito, ad ammirare lo sfintere dell’amante.
Un colpo di karaté e il buco era rotto. Lei tremava ora, più per il piacere che per il dolore. Provò a ballare su quel cazzo che stentava a sostenerla. Il bruciore la ...
... prese! Si sentiva ardere, ma andò avanti imperterrita. E fece bene, perché ben presto il dolore si trasformò in goduria quando il glande ebbe superata la strettoia. Continuò a smaniare, danzando per il suo Giangi che quasi veniva a mancare per il piacere e per la fatica di quel rapporto selvaggio.
“Cazzo, che donna!” ebbe un barlume di coscienza, Giangi, ma fu travolto dal frenetico andirivieni di chiappe e seni che gli sfuggivano e lo invadevano da tutte le parti. Non sapeva dove mettere le mani. Fra capezzoli, chiappe, fica, ventre, culo, chiappe…ma quante ne aveva! Le dita erano dieci ma non bastavano per tutti i buchi che dovevano tappare.
Stava quasi per esplodere, quando Nanà, rapida come una scimmia in calore, si girò di centottanta gradi e incollò le labbra sulle sue, mentre la sua mano indirizzava la lancia dell’idrante nelle profondità del pozzo senza fine della sua “natura” vogliosa.
Giangi non resse più e, questa volta, furono fuochi d’artificio davvero. Il palo, infisso nelle profondità oscure di quel “misterioso antro”, aveva funzionato da esca e il detonatore aveva fatto il resto Gli sembrò che tutto intorno saltasse in aria, in mille girandole. Stringeva gli occhi ad ogni botto dietro le palpebre che restavano chiuse, mentre le immagini violente di lampi trapelavano fra le palpebre chiuse, brillando e spegnendosi senza soluzione di continuità, scuotendolo con i loro boati.
Il sangue tumultuava nelle arterie; il cervello era in subbuglio, mentre il ...